442 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 10. che prima dovesse venire stabilita la pace nella cristianità e assicurato il consenso di tutti i principi : si rimandò la decisione definitiva alla prosima seduta,1 nella quale addì 20 dicembre tutto il negozio tornò ancora una volta ad essere discusso a fondo, venendosi a parlare anche sulla questione dell’uso della forza armata contro i protestanti, dichiarandovisi a favore solo poche voci, mentre la maggior parte dei cardinali fu per il concilio, pur rigettando il punto che lo si tenesse in Germania ed ancor più un concilio nazionale tedesco, con che sarebbesi offerta ai re di Francia e d’Inghilterra un’occasione a suscitare uno scisma. La conclusione finale fu del seguente tenore: il concilio va tenuto in un luogo acconcio e dopo ottenuto il consenso di tutti i principi cristiani.2 Per l’esecuzione di questo deliberato si riunì una congregazione, in cui il papa era rappresentato da Farnese, Campegio, Cesi e Aleandro, l’imperatore da Merino, Covos, Granvella e Mai. Dopo che l’imperatore ebbe acconsentito a che il concilio si tenesse in Italia, poterono fin dal 2 gennaio 1533 redigersi i brevi ai re di Francia e d’Inghilterra e ad altri principi cristiani, coi quali si faceva loro preghiera di aderire e li si invitava al concilio.8 A trattative più lunghe diede motivo la questione se fino da ora si dovesse scrivere anche ai principi e Stati dell’impero tedesco: avendo l’Aleandro sostenuto nel modo più deciso questa causa, si concluse conformemente al suo parere e così ai 10 di gennaio furono spedite lettere sia dell’imperatore a tutti gli Stati, sia del papa a re Ferdinando I, ai sei elettori e ai sei distretti dell’impero.4 In- queste lettere il papa elogia lo zelo dell’imperatore per la realizzazione del concilio, zelo, che l’avrebbe determinato a convocarlo qualora egli non vi fosse già altrimenti disposto. Poiché però è necessario che tutti i membri e nazioni della cristianità se n’interessino, così egli non tralascierà nulla onde spingere con brevi e nunzi gli altri principi non tedeschi a dare il loro assenso. Mentre si viveva in attesa delle risposte, specialmente di quella di Francia, l’imperatore nelle trattative non ristava dal proporre a mezzo dei suoi deputati che il concilio dovesse convocarsi subito perchè egli vi si era vincolato in faccia ai principi tedeschi e perchè non si poteva per altra via contrastare il desiderio che s’aveva d’un concilio nazionale tedesco. Contro ciò i deputati 1 Sanuto IìVII, 36S, 309. Cfr. la lettera del vescovo di Auxerre presse Raistce, Deutsche Gesch. Ili», 316 e de Leva III, 104. Vedi anche Ehses. Conc. Trìd. IV, i.xxxii. 2 Con iSanuto LVII, 385 e la lettera del vescovo di Auxerre citata a n. 1 Cfr. anche in App. n. 147 la * relazione 23 dicembre 1532 di 6. M. della Porta. Archivio di Stato In Firenze. » Ehsbs, Conc. Trid. IV, i.xxxii. < Ehses lxxxii. Raynald 1533, n. 6 comunica il testo delle lettere di egua;t tenore agli Elettori e ai distretti : presso Ehses iocxxiv sta la lettera a re Fer- dinando I qua e 1 fi variante nella forma.