Francia, Firenze e Clemente VII. 337 i rende colpevole la lega, diceva il Salviati, sono di tal natura die costringeranno il papa a correre dall’imperatore ».1 A ciò s’aggiunse, che dal principio d’aprile s’ebbe in Roma notizia che la Francia di suo arbitrio trattava di pace coll’impera- I tre. Allora persino il Giberti disse : temo che i Francesi concluderanno pace coll’imperatore da soli e poscia terranno a bada con parole gli alleati. Ciò non volea credere il Contarmi, ma ben presto si diede a vedere, che Giberti aveva veduto giusto.2 Conoscendo : vrfertamente la situazione, a questo politico navigato apparve su-erfluo un più lungo suo soggiorno in Roma e appellando all’ob- ■ ligo che aveva della residenza chiese insistentemente il permesso di tornarsene a casa, ma Coaltarini e il papa lo trattennero ancora ; er un po’ di tempo.3 In breve però Giberti abbandonò ogni speranza e ai 26 di aprile, a dispetto delle preghiere dell’amico Contrini, lasciò Roma.4 Fuor di dubbio esercitò grande influenza sull’atteggiamento del papa di fronte all’imperatore la speranza di ristabilire in Firenze coll'aiuto di Carlo la signoria Medicea. Dalle relazioni del Conta- 1 ini5 e d’altri diplomatici6 risulta con quale infingimento Clemente VII cercasse di nascondere la cosa. Persino coi suoi familiari più intimi e confidenti egli si studiò di tenere segreto il livisamento,7 ma senza successo. Ai primi di marzo Girolamo Balbi diceva ad Andrea da Burgo che Clemente VII nulla desiderava maggiormente che un cambiamento di costituzione a Firenze.8 Proprio in quel momento giunse a Roma la nuova d’una piega intervenuta a Firenze, la quale rimetteva in tutto Clemente all’aiuto di Carlo. A lungo il papa aveva sperato di riuscire all’intento in Firenze per via pacifica e, specialmente tenendo presente l’indole timida li Clemente di quando in quando cotanto duramente tribolato,