34 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo 1. Ma non minori difficoltà offrivano le condizioni dello Stato pontificio e in particolare quelle della capitale. Il fermento nella gioventù romana, come la disunione dei cardinali, molti dei quali agivano del tutto di proprio capriccio, già alla fine di gennaio facevano temere la peggio: (poscia di settimana in settimana la situazione peggiorò sempre più.1 La circostanza, che i tre cardinali che dirigevano gli affari cambiavansi ogni mese, aumentava ¡l'incertezza e portò alla testa delle cose degli uomini, che erano affatto ignari della situazione. Regnava una confusione senz’esempio,2 a ciò aggiungendosi la più sensibile penuria di danaro. I cardinali dovettero decidersi a impegnare il resto delle mitre e tiare del tesoro pontificio. Ciò facendo si scoprì, che le pietre preziose della tiara di Paolo II erano state sostituite da false ! Tanta era la miseria finanziaria, che i cardinali non avevano a disposizione neanche 50 ducati per mandare un invito a mettere in chiaro le cose a Perugia. Così impegnarono alcuni candelieri d’altare.3 Il Collegio cardinalizio concluse ai 18 di febbraio un patto provvisorio col duca d’Urbino e sperava di accordarsi anche coi Ba-glioni di Perugia, ma in Romagna, specialmente a Bologna, c’era forte fermento. Ravenna e Foligno dichiararono di non voler più a lungo rimanere sotto i governatori postivi da Leone X.4 II marchese di Mantova chiedeva invano il suo soldo come capitano generale della Chiesa.5 A Roma scoppiò la peste e si aggiunsero gravi eccessi dei soldati corsi.6 Ogni giorno avvenivano omicidii, che restavano impuniti. E come poteva esser altrimenti, se in seno al Collegio cardinalizio non prendevano fine le discordie tra i partigiani di Francia e quelli dell’imperatore? Quando i cardinali Ri-dolfi e Salviati vollero difendere i governatori medicei di Loreto, il cardinale Grimani disse : dopo che Leone X ha rovinato la Chiesa, i suoi parenti ora vorrebbero gettare in rovina anche il resto-7 i Vedi iSanuto XXXII, 433 ss., 447 s., 405 s. ; cfr. Gìorti. d. ìett. ital. XXXI, 411 s. V. anche le relazioni, partigiane però e molto esagerate, di Manuel presso Bergetroth II, n. 384, 385, 386, 392, 394. - Cfr. le * relazioni di B. Castiglione del 5, 12 e 22 febbraio 1522 nell’A r -chi v io Gonzaga in Mantova. 3 San-uto XXXII, 442, 474. Cfr. Brewer IH 2, n. 2046 e Schultk I, 228. * La difficoltà de li denari 6 tanto grande che non po essere maggiore, scriveva il Castiglione addi 12 gennaio 1522. Archivio Gonzaga in Mantova. ■» Vedi iSanuto XXXIII, 34, 57 s., 70, 74. Cfr. Alippi in Bollett. Senese X (1903), 4S0 ss. * Sajsuto XXXII, 4S4, 492. o Cfr. Lanciam, Scavi I, 214 s. ; Gregobovius IV, 634. t Sanuto XXXIII, 74, 76; cfr. 8, 115, 131 s. ; Brewer III 2, n. 2044 e * lettera di G. de’ Medici del 13 aprile 1522 nell’A rchivio di Stato in Firenze. Un famigliare del card. Gonzaga («Xepos Jac. Prot. ») riferisce da Roma addi 1 aprile 1522 intorno alle questioni fra i cardinaU : * « et tanta discordia non fu mai, de sorte che per fermo non andando bene le cose de Mi-