Marcia in avanti del Frundsberg e del Bourbon. 235 potuto almeno quietare le truppe di Milano, dopo di avere — come scrisse egli stesso all’imperatore — succhiata la città fino al sangue. Il de Leyva restò a Milano con 12000 uomini : il resto lo condusse il Bourbon al sud. Nei giorni dal 7 al 12 febbraio si compì non lungi da Piacenza il congiungimento delle truppe del Bourbon con quelle del Frundsberg. Il grosso dell’esercito forte di circa -20001 uomini si pose in moto per la vecchia via Emilia il 22 febbraio. In causa del tempo cattivo e della sensibile mancanza di vi veri non si andò avanti che lentamente e se il duca di Ferrara non avesse reiteratamente spedito denaro e vettovaglie, senza dubbio quell’esercito assai scontento ed in parte proclive alla rivolta si sarebbe disciolto. Mai l’occasione era stata più favorevole per un attacco agli imperiali e tuttavia il duca d’Urbino rimase inerte. Così le truppe imperiali, benché fra le più grandi difficoltà, poterono marciare oltre Parma e Modena e varcare il Panaro, l’antico fiume di confine dello Stato della Chiesa. L’8 marzo esse accamparonsi presso S. Giovanni, distante una giornata appena di viaggio da Bologna.2 In questo frattempo a Roma s’erano continuamente alternati timore e speranza, provvedimenti guerreschi e trattative di pace. Il primo giorno del nefasto anno 1527 Clemente aveva emanato un solenne monito a Lannoy e ai Colonnesi di deporre le armi, sotto pena di scomunica, e nello stesso tempo aveva deliberato dalla sua triennale prigionia in Castel S. Angelo Orazio Baglioni e presolo a soldo. 3 Il 4 gennaio era stato consegnato al papa Yultimatum del Lannoy.4 Quattro giorni dopo giungeva il tanto atteso ambasciatore di Francesco I, Renzo da Ceri, ma senza soldati e senza de- 1 Le notizie sulla forza dell’armata imperiale variano molto. Affatto incredibile è il calcolo deU’UixoA citato dal Gregorovius IV, 723 e 74!), n. 105 '-*0000 tedeschi, 6000 spagnoli, 14000 italiani). Anche i dati del ¡Salvioi.i XVII, 17 130000) e quelli dell’autore dell’articolo nell'Ogfcrr. Rei-uè VIII (1864), 138 (32000) sono calcolati troppo alti. S’accostano assai alla verità 1’Ammirato e il Keissner, che contano : circa 14000 lanzichenecchi, 5000 spagnoli, 2000 italiani, 500 hommes d'arme» e 1000 cavalli leggieri (vedi Sismondi XV, 272), poiché con ciò concorda l’importante notizia, rimasta finora inosservata, presso Sanuto XLV, 75 e 218, dove sono computati circa 22000 ; veniva inoltre numerosa marmaglia. Anche il Vettori 380 dice che gli imperiali andati contro Koma non sarebbero stati più forti di 20000 uomini. M. Cresci (* Storia d'Itaìia nella Biblioteca Laurenziana; vedi sopra p. 215, n. 1) conta «15000 lanzi, 4000 Spagnoli, 5000 Italiani». L’Acciaiuoii in una ‘lettera al Gaml>ara cosi fissa la forza dei lanzichenecchi : « 17000 fanti, 800 cavalli » e 12 cannoni. Archivio Ricci in Roma. 2 Cfr. Barthold, Frundsberg 398 ss., 404 s. ; Sismondi XV, 270 ss. ; Cipolla »14 s. 3 San ito XLIII, 569, 614, 615. Viij.a, A salto 52 s. Bai.an, Mon. saec. XVI. 397 ss. Teseo Ai.pani 309. Grethes 144. Sul concistoro del 27 dicembre 1526 'edi J'raikin 424 s. 4 Gretren 145.