396 Libro III. Clemente VIL 152:3-1534. Capitolo 8. mente a ciò il 21 di novembre il papa convocò i cardinali deputati : si ponderò accuratamente il prò e il contro diversificando talmente le opinioni che si rimandò al 25 novembre la risoluzione.' Del frattempo trassero profitto i cardinali di sentimenti imperiali e gli inviati, per lavorare onde ottenere una rapida e buona decisione secondo le idee di Carlo.2 Nella seconda seduta dei cardinali deputati vennero bensì da parte di tali, che temevano una riforma, rimessi in rilievo i pericoli connessi al concilio, ma l’opinione della maggioranza fu che, essendo da aspettarsi pericoli ancor maggiori dalla non convocazione del concilio, si dovesse seguire il parere deH’imperatore esigendo però la presenza di Carlo e che s’avesse ad invitarvi anche gli altri principi cristiani.3 Ai 28 di novembre il papa, che aveva pur sempre i più grossi dubbii, sottopose la cosa ai concistoro segreto, in cui i cardinali Farnese, Monte e Canisio perorarono con tanto calore la causa del concilio, che tutti i 26 cardinali votarono unanimi perchè lo si tenesse.4 Malgrado ciò Loaysa e con lui Mai e Cueva pensavano che il papa e i cardinali aborrissero il concilio e vi si opponessero. « Che se ora hanno deciso diversamente, così giudicava il Loaysa, ciò fu perchè videro aver V. Maestà detto che tutto andrebbe perduto ove non si tenesse il concilio: e immagino che se lo rigettano ne consegua lo scandalo di tutti i cristiani e sopra tutto di V. Maestà in particolare. Questi cardinali quindi votano per il concilio allo stesso modo che i mercanti gettano in mare i loro averi per salvare la vita. Fra tutti i cardinali non ne veggo alcuno aderirvi di vero cuore salvo cinque o sei e specialmente Monte. Questo è sì vero che, sebbene il papa abbia detto esattamente ciò che ho scritto, temo che si cercherà e creerà impedimento e disturbo a quanto V. Maestà come servo di Dio desidera, in quella condizione di di F. Gonzaga del 21 novembre 1530 nell’A rchivio Gonzaga in Mantova. Sui pericoli, che Clemente VII temeva, riferisce minuziosamente A. da Burgo nella sua * lettera del 20 novembre 1530 all’A rchivio domestico, di Corte e di Stato in Vienna. » Cfr. la * lettera di A. da Burgo del 22 novembre 1530 loc. cit. 2 * « Interea card. Osmen. et S. Crucis et alii Caesarei et ego non desumus praestare offitia convenientia, ut fiat bona et celeris conclusio et quod principale et gravius periculum imminens sit si concillum non fieret aut differatur ». A. da Burgo loc. cit. 3 ( 'ol passo della lettera Salviati del 20 novembre 1530 comunicato da Ehses, Cono. Triti. IV, xr.vn e Gayangos IV 1, n. 510, 512, 517. 518 mi servii anche della * relazione cifrata di A. da Burgo del 2G novembre 1530: loc. cit. -i Loaysa all'imperatore il 30 novembre 1530 presso III.in e 391, 70 s. l'estratto dagli atti concistoriali presso Ehses xlviii s., la ** relazione di Fr. G°n‘ zaga al duca di Mantova in data di Roma 28 novembre 1580 e la ** relari<*e di Guido da Crema a Isabella d’Este-Gonzaga da Roma 2 dicembre 1530 a l'A r c h i v i o Gonzaga in Mantova. Vedi anche Gayangos IV 1, n. t> v