Clemente VII e Michelangelo. 531 tito, così Michelangelo a un amico addì 25 novembre 1523, che Medici è diventato papa. Di ciò, mi pare, tutti hanno goduto : io credo che avverranno di grandi cose. In realtà per tutto il suo governo Clemente VII ha dimostrato un sentimento vivo del valore e della grandezza di quell’unico, di cui danno eloquente testimonianza specialmente le lettere di Sebastiano del Piombo e di Giovanni Francesco Fantucci. Nelle lettere di quest’ultimo spesso sono riportati alla lettera i colloquii avuti con Clemente VII. Pieno di benevolenza il papa sopportava con pazienza veramente miracolosa le asprezze e le fisime dell’accensibile artista. Una volta lo fece pregare di riflettere a due cose : in primo luogo che egli non poteva far tutto da sè, e in secondo: noi non abbiamo che breve tempo da vivere. Clemente VII ripetè un’altra volta in un poscritto di suo pugno il pensiero, ohe i papi per lo più non governano a lungo, pregando di affrettare al possibile le ordinazioni date.1 Tre poderosi incarichi vennero da Clemente VII affidati nelle mani di Michelangelo: la costruzione della cappella sepolcrale medicea (sagrestia nuova) di S. Lorenzo, l’esecuzione dei monumenti destinativi e l’erezione della biblioteca Laurenziana a Firenze.2 Da principio il maestro si dedicò con grande fervore ai nuovi allettanti lavori, ma gli avvenimenti politici degli anni 1527-1529 lo strapparono a qualsiasi attività artistica. Pieno d’ardente amore per la libertà della città sua patria, egli gettò via scalpello e martello e prestò i più importanti servigi per la difesa di Firenze, in ispecie a tutelare S. Miniato. Dopo la finale vittoria dei Medici Michelangelo trovossi in sommo pericolo, ma Clemente VII non solo protesse il «ribelle» da ogni offesa da parte dello spietato odio di partito, ma gli garantì anche la continuazione degli antichi incarichi. Con quale profondo dolore e rabbia l’artista riprendesse in mano lo scalpello, risulta dagli immortali melanconici versi, 1 Vedi Frey, Sammlung aung wählt er Briefe an Michelangelo Buonarroti, Berlin 1809, 271. Cfr. Gotti I, 199 s., 211s., 215, 217, 226; Jusn 308 s. e Ktein-mann II, 478 s., ove a p. 752 è pubblicato da H. Pooatsciieb il breve del 21 novembre 1531, che rivela una sollecitudine paterna per la vacillante salute del maestro. Per le relazioni di Clemente VII con Michelangelo sono pure importanti le due ‘lettere di F. Gonzaga del 5 e 24 giugno 1531 (Archivio Gonzaga in Mantova) in App. n. 135. 3 Vedi Mobeni, Deseriz. stor. crii. d. cappella de' principi nella basilica di 8. Lorenzo, Firenze 1813 (ivi p. 36 s. anche sulla fabbrica della Laurenziana). Cfr. Mobeni, S. Lorenzo I, 260; Gaye II. 222s., 229s.; Riegel. Beiträge zur Kumtgesch Italiens 131s.; Rio IV, 878s.; Allgem. Zeitung 1898, Beil. 61; Grimm is, 504s.; 113, 157s., 176s., 224; Müntz, Hist. III, 396».; Sprin-CE8 380 SS., 402 s.; Gotti I, 150 s., 164, 166, 200; Frey in Jahrb. der preuss. Kunstsammlungen XVII, 5 s. Durante la stampa è uscito Stein mann, Das Geheimnis der Medicigräber Michelangelos, Leipzig 1906. Intorno alla Laurenziana cfr. Ciaconius III, 456; Blume, Iter. ital. II, 46 e Bigazzi, Iscriz. di Firenze (1887) 120 s.