228 Libro III. Clemente VII. 1523-1534. Capitolo 3. la Santa Sede.1 Immediatamente dopo riuscito l’assalto il Moncada suggerì all’imperatore di esprimere al nunzio e a Clemente il suo grande dispiacere per gli atti violenti dei Colonna e di dichiarare ai principi cristiani quanto l’accaduto fosse stato contro i suoi disegni e desiderii.2 Prima che l’imperatore risiedente a Granada avesse potuto se guire questo consiglio,3 egli aveva già fatto nuovi passi contro il papa. Il 13 agosto emanava una pubblica notificazione colla quale comunicava al mondo cristiano, che l’attacco dei Francesi, del papa e degli altri Italiani lo costringevano a prendere le armi. Il Moncada ricevette il pieno potere di confermare il duca di Ferrara in tutti i feudi, che teneva dall’impero.4 Per la sua lotta col papa, Carlo V chiamò a consiglio anche dotti canonisti, i quali sopra tutto dovevano esporgli fino a qual punto ed in quali circostanze un imperatore sia tenuto all’obbedienza al papa e se fosse autorizzato a rifiutare il pagamento della mezze anmate e a dichiarare la guerra al capo della Chiesa, quando vi fosse provocato. Il Castiglione dando relazione di queste consultazioni dice che i pareri erano stati diversi, ma che tuttavia tutti avevano mirato a piacere a Carlo. In una relazione cifrata egli osserva ancora, che in tutta segretezza si deliberava circa il modo col quale l’imperatore potrebbe procedere contro il papa e se esso fosse obbligato a sottomettersi alla scomunica e alle censure e mille altre cose cattive.5 Tale era la disposizione d’animo quando fu presentato all’imperatore l’acre breve del 23 giugno. La consegna dell’infausto documento seguì il 20 agosto per mezzo del Castiglione, a cui allora non era ancor giunto il secondo breve più mite e l’ordine di trattenere il primo. Il breve del 23 giugno dovette offendere profondamente l’imperatore: oltre a ciò v’erano nel suo seguito uomini, che seppero 1 Ofr. Sgrassi II, 53-54. 2 Mignet, Rivalité II, 244. s Carlo V «1 regolò a puntino dietro il consiglio e scrisse anzi al Perez In guisa, come se nulla avesse saputo di quel piano (cfr. Gavangos III, 1, n. 611-013: Grethen 136). La lettera autografa di scusa al papa, che Cesare Fieramosca trasmise, presso Lanz I, 296-298, il quale però falsamente la mette nell’aprile 1529. Le parole : « Je me excuse du sac qui a este fait du saint siège en sacquant l’église de S. Pierre et vôtre s. palais» mostrano chiaramente che non si allude al sacco del 1527, ma al sacco de’ Colonnesi. Le dichiarazioni di Carlo V davanti al Castiglione (vedi iterassi II, 98) il Marti-nati 50 le chiama giustamente una vile commedia. * Gayangos III 1. n. 510, 511. Grethen 132. » Serassi II, 61, 62. Cfr. anche Villa, Asalto 20-21. Il parere di M. Cano per Carlo V, che cita Canovas del Castillo, Asalto 35, non può riferirsi a quel tempo, perchè nel 1527 il Cano era ancora studente e divenne sacerdote solo ne 1531.