166 Libro III. Clemente VII. 1523-1584. Capitolo 1. Clemente come papa doveva assumere un altro contegno che da cardinale. Adoprarsi colla maggiore imparzialità e indipendenza possibile di fronte all’imperatore e alla Francia a ristabilire la pace universale doppiamente necessaria in vista del pericolo dei Turchi e del progredire dell’errore in Germania e oltre di ciò assicurare la libertà dell’Italia e del papato, questo era palesemente l’ideale che splendeva innanzi alla mente del pontefice mediceo nell’atto di assumere il governo.1 Disgraziatamente a lui, che era ben conscio della difficoltà della situazione mondiale,2 facevano assoluto difetto la risolutezza, costanza ed intrepidezza di un Giulio II. Fin dal principio si notano le più dubbiose incertezze. E come avrebbe potuto essere diversamente dal momento che — ciò è abbastanza caratteristico — ambidue i consiglieri più in vista del papa erano campioni risoluti dei due grandi partiti opposti ? L’uno, l’eccellente e irreprensibile Gian Matteo Giberti, il quale diventò datario, quanto più veniva a riconoscere i pericoli che da parte della potenza mondiale della Spagna minacciavano la libertà dell’Italia e quella della Santa Sede, passava dalla parte dei Francesi: l’altro, Niccolò DI Schònberg, al contrario, era sinceramente devoto all’imperatore! Il Guicciardini ascrive principalmente alle influenze opposte di questi due il carattere titubante, che con generale sorpresa Clemente VII tosto rivelò.3 Subito nei primi giorni dopo la sua elezione il papa intavolava trattative segrete coll’ambasciatore veneto Foscari aprendogli il suo disegno di allearsi con Venezia e col duca di Milano, poi di staccare la Svizzera dalla Francia e di collegarla parimente con sè, dichiarando che con queste operazioni egli mirava a togliere ai Francesi ogni speranza sull’Italia, non che a controminare i piani dell’imperatore affine di essere realmente un papa e non uno schiavo come Adriano. Però nulla di più volere egli intraprendere contro l’imperatore e piuttosto conservare l’amicizia con lui. Non pensare ad una guerra, bensì alla stipulazione d’una tregua, tanto più che la Curia era non solo sprovvista di denaro, ma anche aggravata di debiti contratti sotto Leone. Poiché sarebbe stato assediato da una parte dagli imperiali e dall’altra dal conte di Carpi a favore della Francia, così prima di dichiararsi desiderare egli di conoscere i disegni di Venezia.4 1 Cfr. Baumgarten II, 287. 2 Cfr. il * breve al Canossa in data di Roma 11 dicembre 1523 (Archivio segreto pontificio, Arni. 39, voi. 1)3, n, 36). La situazione mondiale è ritratta coi più foschi colori specialmente dal Tizio, * Ilìst. Senen. (Cod. G II 39 della Biblioteca Chigi in Roma). a Guicciardini XVI, 5. Che il Giberti fosse il cuor del Papa dicevasi gii Dell’autunno 1524; vedi Sanuto XXXVI, 619; cfr. Engl. Hist. Rev. XVIII, 34 s. * Foscari al Consiglio dei Dieci il 23 novembre 1523 presso Baumgarten, Karl V. II, 287.