330 e più frequente, al quale facevano capo di preferenza le linee di scambio, subirono maggiormente le conseguenze di questo stato anormale, e per primi furono costretti a capitolare davanti alla irresistibile pressione degli avversari. L’atto di amicizia e di devozione verso il ducato veneziano, da essi sottoscritto nel 932, non istituiva vincoli di sudditanza e obblighi di vassallaggio (1). La promessa capo-distriana, simbolicamente garantita con il conferimento di un annuo censo di ricognizione, non era atto di sudditanza, che i rappresentanti della città, compresa nel dominio del marchese, non avevano capacità di stipulare. Più che atto giuridico, era atto politico, d’iniziativa locale, per superare una situazione incresciosa ; era risultato di ravvedimento di interessi offesi per ristabilire la normalità di rapporti necessaria allo sviluppo della vita, e per indurre il marchese Vintero, precipuo responsabile della crisi, a recedere da un metodo di rappresaglie, che aveva accumulato tante rovine. Il governo ducale, indulgendo alla mediazione del patriarca gradense, invocata dal marchese istriano, non impose umiliante rinuncia, come non aveva preteso a conquiste. Non era affacciato ancora il problema di espansione territoriale, e perciò il duca non richiese particolari privilegi. Solo esigette il ristabilimento delle vecchie consuetudini, sotto la cui guarentigia l’attività veneziana aveva potuto svolgere un vasto programma di penetrazione sopra l’altra sponda (2). Istituito un bilancio tra guadagni e perdite, il marchese istriano era stato indotto nel suo interesse a far ammenda delle arbitrarie violazioni e promettere rispetto e garanzia di beni e persone veneziane, lo svincolo dei crediti sequestrati, la revoca degli oneri nuovamente introdotti, la tutela delle navi ducali, l’obbHgo di preventiva denuncia in caso di stato di guerra allo scopo di provvedere al rimpatrio dei sudditi residenti in terra straniera. Implicitamente egli riconosceva il valore politico ed economico dell’attività veneziana nell’Istria e il suo predominio nell’ ambito delle acque adriatiche. (1) Fontes rerum austriacarum, Acta et diplomata, XII, 6 sgg., n. 10. Cfr. Monticolo, La cronaca del diacono Giovanni cit., p. 119 ; Lenel, Die Entstehung cit., p. 5. (2) Fontes rerum austriacarum, Acta et diplomata, XII, 10 sgg., n. 11.