74 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo 2. per alcune dispense non potevansi smettere gli onorarii d’uso senza indebolire insieme la rigida osservanza della disciplina; oltre a ciò non potevasi condonare il pagamento di onorarii per la redazione di bolle e la concessione di grazie senza grave danno dell’erario in sè già totalmente esaurito, al quale, prescindendo da questa diminuzione di entrate, avrebbe dovuto toccare il peso ancora dell’indennizzo agli impiegati. Pertanto Adriano VI si vide costretto a mantenere provvisoriamente in gran parte l’antico: vigilò tuttavia rigorosamente perchè venissero limitate al possibile le concessioni di grazie della Dataria.1 Più ancora che le difficoltà riferite fu pregiudichevole alla causa della riforma il crescere del pericolo turco, che andò sempre più preoccupando il papa. Se in seguito alla caduta di Rodi Adriano non fosse affaccendato da altri affari, vedremmo di belle cose, leg-gesi nella relazione d’un Veneziano avverso alla riforma.2 Crebbe fra i curiali l’eccitazione quando Adriano sottrasse una parte delle rendite ai Cavalieri di S. Pietro, agli ispettori sui cereali e ad altri, che avevano comperato i loro uffici sotto Leone X. Adriano motivò questo duro provvedimento colla ragione, che per soddisfare tutti egli era costretto ad imporre a tutti una certa diminuzione.3 Contro il papa allora fu apertamente sollevata nel modo più forte l’accusa di avarizia. Prevedevasi già la ruina completa della città.4 Ai 25 di febbraio del 1523 un curiale, che vedeva minacciata la sua esistenza dalle prescrizioni di Adriano, intendeva pugnalare il papa: la vigilanza del Cardinal Campegio impedì la riuscita di questo attentato d’un pazzo.5 Da tali pericoli Adriano si lasciò smuovere altrettanto poco come dalle volubili lamentele che risuonavano al suo orecchio da tutte le parti. Dov’era possibile, egli opponevasi al cumulo dei be- 1 Vedi PaLLavicini II, 6, il quale qui ammette il racconto del Sarpi: cfr. ILvu rknrrecher, Kathol. Ref. 401, che però erra quando dice, che in questo il Paixavioini si appella a carte lasciate dal Ohieuegati, giacché la citazione relativa riguarda semplicemente i casi del Chieregati. I particolari della relazione del Sabpi sono molto sospetti poiché nelle sue opere egli ha ripetute volte inventato e falsificato (vedi EnsEs in Hist. Jahrb. XXVI, 299 s. ; XXVII, <37 s.) e mescolato vero con falso (v. Hist. Zeitschr. XiCVII, 212). In ispecie l'affermazione del iSarpi che l’opposizione ai progetti riformativi di Adriano sia partita da Pucci e Soderini, non trova altrove conferma alcuna ; anzi un testimonio classico, Eoinio Canisio, narra : Refonnationi Anconitanus (l’Accolti) restitit. Questa testimonianza, da lungo tempo stampata presso Hofleb, Ana-lekten 52, passò inosservata anche dal Maurexhrecher. 2 iSantjto XXXIII, 620. » Jovitts, Vita Adriani VI. Hofler 382 s. * Cfr. le * lettere di G.. de' Medici da Roma 11 e 14 febbraio 1523 al-l’Archivio di Stato in Firenze. s Negri in Lett. d. princ. I, 111-112. Jovius, Vita Adriani VI. Deutsche Stàdtechroniken XXV, 189.