140 Libro II. Adriano VI. 1522-1523. Capitolo 3 6. Dapprima Adriano fu deposto provvisoriamente nella cappella di S. Andrea in S. Pietro tra Pio II e Pio III, che avevano avuto tanti rapporti colla Germania. L’iscrizione provvisoria diceva : qui giace Adriano VI, che reputò la più grande disgrazia quella di dover regnare-1 Il riconoscente cardinale Enkevoirt curò che Adriano VI avesse un degno monumento, ma questo era compiuto soltanto dieci anni dopo la morte del papa: PII agosto 1533 la salma venne esumata in S. Pietro e trasferita alla chiesa nazionale tedesca di S. Maria dell’Anima.2 Il monumento fu eretto nel coro di detta chiesa a mano destra. N’aveva fatto il disegno Baldassarre Peruzzi eseguendolo poi in marmo il Tribolo, uno scolaro del Sansovino, e Michelangelo da Siena. Al monumento alquanto pesante servirono di modello i sepolcri di prelati e cardinali, coi quali l’età precedente aveva decorato tante chiese romane, specialmente S. Maria del Popolo. Nella nicchia centrale si osserva il ricchissimo sarcofago coll’arma del papa e la semplice iscrizione: Adrianus VI P. M. e ai lati due putti colle fiaccole rovesciate. Sopra il sarcofago su un letto di parata giace la statua del papa in grandezza naturale: Adriano è rappresentato in tutto il paludamento papale : quasi dormisse dopo faticoso lavoro egli colla sinistra sostiene sul capo la tiara, che gli è divenuta troppo pesante. Sulla sua nobile faccia solcata da rughe profonde è impressa una commovente gravità e un profondo dolore. Nelle lunette al disopra, secondo un vecchio costume, appare la beata Vergine, la potente interceditrice nell’ora della morte, avente ai lati i principi degli apostoli Pietro e Paolo. Nell’architrave si librano due angioli che portano rami di palma, tiara e chiavi. Nelle nicchie laterali fra robuste colonne corinzie stanno le nobili figure delle quattro Virtù cardinali : sotto il sarcofago un bel rilievo rappresenta l’ingresso d’Adriano nell’eterna città, dalle cui porte gli si fa incontro Roma fregiata dell’elmo. Una larga tavola di marmo nello zoccolo contiene l’iscrizione composta da Tranquillo Molosso, ai lati della quale, sotto le nicchie, dei putti sostengono il cappello cardinalizio e le armi dell’Enkevoirt, cui si deve il monumento. Tra il sarcofago e il rilievo raffigurante l’ingresso si leggono in posto eminente le malinconiche parole: Oh! quanto importa in qual tempo cada anche l’attività deU’ottimo fra gli uomini! 1 Ofr. Acta caerem, presso Gattici’s 479 s. ; Brewer III 2, n. 3464; Schmidlln 271. Vedi anche le iscrizioni sepolcrali in Mttller, IIet oudste car-tularium v. liet sticlit Utrecht, ’s Gravenhage 1892, 182 ss. Il discorso funebre di Conradus Vegerius (vedi Giordani, App. 67) fu ben tosto dato alle stampe; cfr. Serapeum XXIV, 363. 2 Cfr. Gatticus 479 s. ; Schmidlin 288 s. 3 Proh dolor, quantum refert in quae tempora vel optimi cuiusque virtù»