DISCORSO DI ANDREA MARINI ECC. 9 natura ; sì come quelle che nascono da siccità più agevolmente si sanano e sono meno pericolose. 11 mal francese, che di propria natura è umido e contagioso e causa ne’ corpi gli umori umidi e viscosi, non è egli così difficile da sanare a Venezia che oramai è volgare opinione che ’1 sia quasi insanabile ancorché si riduchi l’infermo a miglior stato ? non ritorna egli ancor più facilmente senza ’1 contagio che in altro luogo? il che altronde non nasce che dalla soverchia umidità dell’ aere, con ciò sia cosa che, sopra-vegnendo alla propria del sito quella eh’ apporta la stagione e la contagione, cresce P umidità di maniera che supera le forze del calor naturale e vince la qualità de’ medicamenti ordinari agli altri paesi, tanto più che i corpi per il costume più largo del vivere sono per il più di soverchio e crudo umor ripieni, il quale con 1’ occasione di quella causa si corrompe e fa di quei mali che sono più agevoli da conoscere che da sanare. E in somma in ogni malattia, o sia volgare o sia delle particolari, è sempre da temere in questa città e d’aver riguardo alla malignità pestilente, che è effetto della troppa umidità dell’ aere e da Ippocrate viene chiamato non senza causa « divino», perciò che il pronostico e la cura riusciranno con maggior riputazione e più certezza della medicina. E di ciò basti per l’infirmità volgari e per le proprie del sito, le quali tutte dal vizio dell’ aere dipendono, il quale è di natura così umido e grosso che ritiene saldamente i seminari della contagione o sian nati dalla stagione o sian portati altronde, per la qual cosa la peste dura molto e difficilmente si diradica. Restano quelle infermità che dalla commune usanza del vivere sogliono nascere, le quali hanno due cause communi che sono : l’acqua ed i cibi. L’ uso dell’acqua a Venezia fa pochi mali universali per l’ordinario e li fa vari e differenti per la natura del sito, perciò che la maggior parte dell’ acque sono piovane, le altre sono de’ fiumi vicini. Una sola che sia buona in tutta la laguna, che è perpetuo e certo refrigerio de’ marinari, surge a Santo Nicolò nel Lido, secondo la commune opinione, ancorché, a giudizio de’ più savi, ella è stimata piovana per esser dolcissima e leggerissima e non parrà strano ad udirlo a chi considerará la grandezza della sponza(l), che è quasi un miglio in quadro di minutissima sabbia, la qual riceve grandissima copia d’ acqua. Le piovane sono a giudizio d’Ippocrate leggerissime dolcissime sottilissime e chiarissime, con ciò sia cosa che il sole attrae dalla terra e dall’ acqua per farne pioggia la parte più sottile e più leggera, la cuoce e l’addolcisce. Laonde sono salutari, perciò che agevolmente passano per le vene e non ritardano alcuna vacuazione naturale, special-mente quando si conservano in luogo ben chiuso e sicuro dalla mistione d’ ogni strano liquore. Le fluviali, al parere del medesimo Ippocrate, generano facilmente la pietra e l’arena, fanno il dolor delle reni, la difficoltà dell’ orina e le sciatiche, le quali infirmità non sono per questa causa così frequenti a Venezia come quelle che pendono dall’aere, sì perchè questi uomini non le usano di continuo, ma per lo più si servono delle piovane e, quando le usano ne’ cibi, le cuocono ; oltra che nelle cisterne si purgano ; sì ancora perchè gli abitatori hanno, come di sopra è detto, il ventre lubrico e la vescica non molto calda per la copia delle loro umidità. Le surgenti, per non esser communi a molti, non cascano in questa considerazione parlando di Venezia, ma ne’ luoghi vicini, come a Mestre, alle Bebe, a San Rasimo, a Sagagnana, a Lio Maggiore e a Chioggia, producono di sua natura gravissime infirmità e quasi insanabili, quali sono la durezza della milza, l’idropesia, la quartana e altre numerate da Ippocrate tra gli effetti delle acque palustri e, se non fusse la consuetudine e la frequenza del cavar l’acque di pozzi, delle quali questa assottiglia la grossezza e quella fa comportar il di- (i) Spugna, cioè il terreno circostante alla sorgente.