DISCORSO DI ANDREA MARINI ECC. * tando e diventa or calda or fredda e ora. temperata, se ben per la natura del sirocco ' si può giudicare che inclini più al caldo, della qual umidità evidente segno ne fa la natura de’ cervelli, la commune grassezza de’ corpi e i costumi. Ma molto meglio si può comprendere dalla natura delle cause che generano l’aere, delle quali la prima e principal è l’acqua e la terra della laguna, l’altra sono i venti che la signoreggiano : dall’acqua che di sua natura è umida si levano i vapori umidi e dal fango delle velme, oltra che escono umidi, sono anche grossi per la mistione delle parti terrestri ; i quali vapori in ogni luogo alterano le natura dell’aere e, se ben l’acqua è salsa, non sono però i vapori e l’aere salso e secco per conseguente, perciò che il sole attrae da questo corpo salso la parte più sottile e più atta a farsi aere, che è l’acqua dolce, e lascia la grossa e terrestre, che è la salsa. Il che si può agevolmente con la prova de’ lambicchi intendere, ne’ quali, distillando l’acqua salsa con lento fuoco, sale la dolce e il salso rimane. I venti a' quali è più esposta la laguna e la città di Venezia sono tutti umidi per la qualità de’ luoghi per i quali passano avanti che vi giungano, perciò che soffiano per il mare e per altre parti acquose. Questi sono sirocco ostro garbino e levante, a’ quali Venezia è esposta per i monti Euganei, che sono dall’altra parte come corona della città e bersaglio loro, acciò che qui rimanga l’impressione e alterazione che portano seco. È stato dunque fin da principio l’aere di Venezia per questi rispetti di soverchio umido, con la qual umidità è però stato sempre buono e sano, anzi, tra tutte le città del nostro clima, si può stimar che l’abbi avuto saluberrimo, di che fanno chiarissimo testimonio prima l’universal sanità degli abitatori, i quali vissero lungo tempo, parte senza e parte con pochi medici, poi la bellezza universale de’ corpi de gli uomini e delle donne, la quale ha superato sempre quella d’ogni altra stanza terrena. Aggiungo la lunghezza della vita, la quale è stata così propria a questa maravigliosa città che ognuno l’ha ammirata e oggi l’ammira per questa causa. Lascio la dolcezza de’ costumi e la prudenza universale nel reggere i negozi privati e i publici. Le quali cose, sì come non si sono trovate tanto compite in altra parte quanto in questa, così provano quanta sia stata sempre e oggidì sia la benignità dell’aere, la qual nacque per mia opinione da tre cause principali: cioè dal flusso e reflusso dell'acqua marina, dalla salsedine e da’ venti, le quali tutte l’hanno disposto in maniera che hanno fatto salubre la soverchia umidità. Perciò che il flusso e reflusso, movendo di continuo l’acqua, ha mantenuto l’aere parimente in perpetuo moto, ha rinfrescato due volte il giorno senza alcuna intermissione la città con l’acqua fresca del mare, 1’ ha lavata e purgata da gli escrementi : le quali cose rendono l’aere, ovunque si trovano, saluberrimo. La salsedine dell’acqua, movendosi di continuo, ha disseccato ancor essa in qualche parte l’umidità dell’aere e non ha lasciato uscire dal mare i vapori così umidi come escono dall’acqua dolce, massimamente l’estate, quando col veemente calor del sole si levano i vapori così grossi che partecipano della salsedine dell’acqua. Tutti i venti in qualche parte hanno giovato all’aere, perciò che l’hanno agitato, assottigliato e purgato da ogni strana qualità e come che la città sia più esposta agli umidi, per aver i monti dall’altra banda, sono però quelli tanto lontani che non hanno impedito tramontana, maestro e greco, i quali correggono e castigano i difetti de i loro avversari. Tanto più che il genio di questo luogo è così forte che pare che comandi ai venti che, finito l’ostro, soffi tramontana ; cessando il sirocco, spiri maestro ; e quando la malignità di levante offende, ponente, surgendo, mitighi l’offesa ; e non è lato alcuno della città che non sia da qualche vento battuto, anzi pare che or questo e or quello spiri a vicenda.