tuno, in ispecie il momento morale, e nel prevedere ciò che vorrà fare il nemico, per neutralizzarne gli sforzi e paralizzarli. Tutto il resto è volontà. L’artiglieria nemica era divisa in tre masse potenti. Una intorno a Vidor, una sulle alture di S. Salvatore, e la terza in pianura. Queste tre masse erano collegate da rade cortine di batterie. I loro tiri erano bene inquadrati. Però l’artiglieria austriaca, la quale per mezzi e per tattica di tiro, era al principio della guerra superiore alla nostra, già alla battaglia del Montello del giugno 1918 aveva dimostrato una notevole inferiorità. Noi avevamo disposto le nostre batterie in modo che il loro tiro, oltre al compito di neutralizzare le masse nemiche, soddisfacesse a tutti i compiti di distruzione, di prepanazione, di accompagnamento dell’attacco, ecc. Sul Montello avevo collocato alcuni gruppi di batterie a lunga gittata per battere gli sbocchi delle tre strade che da Valmareno scendono nella pianura di Sernaglia. Notte e giorno quegli sbocchi dovevano essere battuti dopo il passaggio al di là del fiume delle nostre fanterie, per impedire a qualsiasi rinforzo austriaco (perciò anche 72