viglia voleva passare, e tutti sapevano che si sarebbe passati. Il generale era là, oltre le linee, coi piedi nell’acqua, confuso coi pontieri, e li ammaestrava da uomo esperto nel trattare la corda e la pece. Diceva parole che io non udivo ma che presentivo ; e intorno a me i fanti addossati alle rive del fiume guardavano tutti fissi a quel punto donde la voce veniva, pacata e sicura. Il ventiquattresimo corpo passò con epico volo, snidò dalle rocce il nemico, attinse le cime selvose, si rovesciò dagli opposti declivi, dilagò sui pianori, marciò di vetta in vetta verso il suo destino di gloria e di vittoria; e il generale lo vidi più tardi, dodici chilometri di là del fiume, al centro della Bainsizza, allogato in una tenda da campo, sotto il fuoco dei cannoni nemici, tempestare che bisognava procedere avanti, sempre più avanti. Ah, due nuove divisioni fresche, e Caviglia sarebbe volato ad afferrare per i capegli la fortuna d’Italia? Fino da allora... E tenne sotto il rovescio di Caporetto che lo scopriva interamente alla sua sinistra, tenne sotto il furore nemico la Bainsizza fino all’ultimo. La tenne attaccando e riattaccando coi denti stretti, mozzando l’anelito del pianto, raccogliendo divisioni d’altri corpi, ritirandosi con tutte le sue artiglierie, con tutti i suoi battaglioni, in ordine perfetto di combattimento. Sul Piave, nell’ora tragica in cui la sorte balenava, e parve per un momento intenibile anche quella linea, Caviglia non permise nè a sè nè agli altri il terribile dubbio, e formidabilmente s’impegnò a resistere con quel suo ventiquattresimo corpo sfinito da dieci giorni di disperata 10