Ora mi umilio profondamente, - io, modesto soldato d’Italia - davanti alla grande Madre, che, dopo un anno di espiazione, ha dato ai suoi figli la virtù di redimersi, mentre l’impero nemico si andava dissolvendo. Era quello una costruzione secolare costituita con materiali etnici di natura diversa, tenuti insieme da un forte cemento, l’Esercito. Quattro anni di guerra, le dodici battaglie dell’Isonzo, la battaglia del Piave avevano scompaginato la struttura intima dell’edi-fìzio, allargando gli interstizi fra i vari materiali, e logorato il cemento: l’urto di Vittori« Veneto fece crollare la costruzione già così lesionata. Ad un Generale straniero, che mi diceva essere noi stati fortunati, risposi che era vero : « Auguro al mio Paese che possa essere fortunato per tanti secoli quanto lo fu il vostro; e lo sarà, ora che abbiamo abbattuto il principale fattore storico della nostra sventura. Ma il mio paese ha sofferto e ha resistito in questi lunghi anni di guerra, da