405 stringere i superstiti dei Candiano alla propria famiglia (1). La debolezza del figlio con deplorevole noncuranza, sia pur involontaria, lasciò germogliare rancori d’altro tempo, e dal fatale errore raccolse amari frutti (2). Con rapidità e spregiudicatezza il patriarca aquileiese approfittò dell’occasione favorevole. Si presentò a Grado, ove meno giungeva la eco delle fazioni reaitine, in figura di protettore, non richiesto nè desiderato, per difendere, asseriva, i sacrosanti diritti del confratello spodestato e per restituirlo nella sua dignità. Egli giurò e spergiurò che non altro era il suo intendimento (3). Ma in lui era rinata l’anima del conquistatore. I cauti borghigiani, devoti al loro pastore, contro il quale non nutrivano alcun risentimento, animati come erano di benevolenza per lui, non prestarono ascolto alle offerte amichevoli di mi uomo, che aveva lottato fino alla vigilia per appropriarsi l’isola e i suoi tesori. Il mutato linguaggio non persuase. Astuto, qual’era, Poppone si sforzò di superare le diffidenze con intrighi, che i contemporanei tacciarono d’inganno. L’accusa fu formulata da gente non sospetta, da nobili e popolani, da uomini di chiesa e da laici, e fu sancita solennemente da una sinodo e dallo stesso papa, dolente di esser stato sorpreso nella sua buona fede (4). (1) Per il matrimonio di Domenico, figlio del duca, con Imelda, figlia di Vitale Ugo Candiano, gli Orseolo, già congiunti dei Morosini, si stringevano di legame famigliare ai Candiano e ai Menio (Cfr. Zorzi, II territorio cit., p. 48 sgg. ; Gloria, Cod. dipi, pad,., I, 134, n. 100 ; p. 142, n. 107 ; p. 217, n. 184 ; p. 222, n. 193 ; p. 226, n. 197 ; p. 237, n. 209 ; p. 238, n. 210 ; p. 282, n. 257. (2) Non si deve dimenticare l’influsso della naturale estinzione della dinastia ducale. Dei figli di Pietro II, Giovanni, che aveva sposato Maria di Costantinopoli, ed Enrico, premorirono senza discendenza; Orso e Vitale seguirono la carriera ecclesiastica; Domenico, sposato a Imelda del ramo dei conti di Padova, usci dalla vita attiva veneziana ; la prole di Ottone, che fu duca, passò in Ungheria. Questa mancanza affrettò il processo di disintegrazione del regime orseoliano. (3) Cfr. gli atti cit. della sinodo del 1024 (Mansi, Sacr. concil., XIX, 491 sgg.). Vedi anche più tardo favoloso racconto di queste gesta in « Memorie storiche forog. », X (1914), 93 sgg., e Monticolo, in «N. Arch. Ven. », III, 152. (4) Atti della sinodo del 1024 (Mansi, Sacr. concil., XIX, 492 sg.).