noi eravamo i padroni dell’aria (e tali eravamo difatti, così che gli apparecchi nemici non osavano mostrarsi), venivano a fare arditi esercizi sportivi sulle linee del Piave. Il fante tiene conto di tutto, riunisce gli elementi più lontani, li mette fra loro in relazione, tira le conseguenze e prevede ogni cosa. Così l’osservazione degli atti del nemico gli faceva intuire che dall’aitra parte si aveva paura. Gli animi si infiammavano. In quei giorni gli Austriaci facevano un largo getto di manifesti inneggianti alla pace. Ormai disperavano di vincere con le armi, e tentavano una sùbdola offensiva pacifista, rivolgendosi apertamente ai soldati e ai popoli dell’Intesa, più che ai governi. Per il soldato questo era un sintomo non dubbio della paura del nemico, ed i piccoli manifesti del comandante dell’armata contenenti qualche frase d’incitamento e di conforto come : « Baionette pronte! Fra poco gli darete voi la risposta». Erano accolti con la soddisfazione di chi è perfettamente d’accordo. L’artiglieria austriaca inquadrava il tiro sulle proprie vie d’attacco al di là del fiume. Ogni batteria tirava salve di quattro colpi, dei quali due sulle nostre linee, per richiamarvi la nostra 96