5, generali: Caviggia. Con quella sua maschia persona tra di soldato e di marinaio, serena e ro- busta sulle gambe arcuate di navigatore, con quella sua parlatura di vecchio ligure, d’una cordiale rudezza, intramezzata da scoppi di risa sonori, il generale Caviglia dà subito imagine d’un uomo di forza e di guerra. Il suo discorso è netto, il suo gesto breve, con quelle grandi mani che i suoi maggiori hanno plasmato sui. duri ordegni del navigatore, e con quei suoi chiari occhi sotto il sopracciglio energico che vedono lontano, lucidi e inflessibili come l’acciaio. Tutte le volte che mi sono trovato davanti a questa forza misurata e tenace, di uomo di vecchia razza italiana, aspro come di salsedine marina, ottimo ed espedito camminatore di contrade, ho sentito venirmi incontro il vento aperto e selvaggio dei grandi orizzonti e ho imparato dalla sua voce quale sia la voce che domina la procella, indurisce i cuori nel rischio, incatena U’ generale Caviggia. Cosi l’ho udito nominare con un accento d’inesprimibile orgoglio da un soldato ligure, in una notte d’inferno, sotto Inhovo, sul greto del-l’Isonzo. I pontieri della Padania gettavano i ponti sul fiume tenebroso che passava a vortici spumosi. Era il momento supremo. Caviglia aveva giurato a se stesso che tutto il suo ventiquattresimo corpo sarebbe passato di là, su quell’altra sponda che si rompeva in balzi di rocce quasi a formulare un divieto. Ma Ca- la sorte e comanda alla vittoria. 9