130 Annali d’ Italia. Anno di Cristo mdccx£vi. Indizione iv. di Benedetto XIII. Papa 3. di Carlo VI. Imperadore 16. DA che fu alzato.alla Dignità Pontifizia il Cardinale Orlino, lino fpettacota infolito, che tirava a sé gli occhi d’ognuno, era la Cua maniera di vivere. Non (blamente il Pontificato nulla avea Sminuito dell’Umiltà, Virtù la più favorita di Benedetto XIII. ma parca, che Tavelle accrefciuta. Non Sapeva egli accomodarli a quella pompa e magnificenza, che vien creduta \un ingrediente neceffario , per maggiormente imprimere ne’ Popoli il riSpetto dovuto a chi è in-fieme fommo Pontefice , e Principe grande. Su i principj bramò egli di ufcir di Palazzo lenza guardie, e come povero Religiofo in una chiu-fa carrozza, per andare alle frequenti Sue Vifite delle Chiefe e de-gli Spedali, o pure al palleggio. Gli convenne accomodarli al ripiego de’più laggi, cioè di portarli alle fue Divozioni, accompagnato da un femplice Cappellano con poche guardie, recitando egli nel viaggio la Corona ed altre Orazioni. CaSsò nondimeno, come creduta da lui Superflua, la Compagnia delle Lande fpezzate. Chi entrava nella Camera fua, penava a trovarvi un Romano Pontefice, perchè non v’erano addobbi, o tapezzerie, ma Solamente fedie di paglia, ed immagini di carta con un CrocefiiTo. Andava talvolta a pranzo nel Refettorio de’Padri Domenicani della Minerva, come un d’effi, altra diflinzion non ammettendo di cibo o di Sedia, fe non che flava Solo ad una delle tavole. Al Generale d’effi Religioli, che egli riguardò Sempre come Suo Superiore, non isdegnava di baciar la mano. Non volle più, che gli Ecclelìallici venendo alla Sua udienza, gli s’inginocchiaffero davanti. Intervenne talvolta al Coro co i Canonici in San Pietro, o pure nel Coro de’Religioli, Senz’altra dillinzione , che di Sedere nel primo luogo Sotto picciolo baldacchino. Lungo farebbe il regiltrare i tanti atti dell’Umiltà sì radicata in lui, che Sembravano forfè eccelli a gli occhi di chi era avvezzo a mirar la maellà e fplendidezza de’fuoi Anteceflbri, ma non già a gli occhi di Dio. Eminente ancora fi facea conofcere in quello Pontefice il Suo llaccamento da i legami del Sangue, e deH’intereiTe. Amava molto il Duca di Gravina fuo Nipote, e qualche poco anche il di lui Fratello Mondillo; ma troppo abborriva il Nepotifmo. Niun d’effi volle egli a Palazzo, molto meno gli ammife a parte alcuna del Governo -, tuttoché per giudizio de’ Saggi meglio Sofie flato per la Santità Sua