Anno MDCCIX. 57 ce quanta renitenza mai potè il Pontefice : pure in fine s’indutte ad un sì abborrito paiTo. A questo accomodamento non mancò la lode ed approvazione della gente più favia , coniiderato il pericolo di mali incomparabilmente maggiori, fe la Santità Tua non fi arrendeva. Ma non l’inte-lèro così le Corti di Francia e Spagna, pretendenti , che il Pontefice doveife i'acrifìcar tutto, e {offerire l'eccidio de’fuoi Stati, più tofto che condifcendere al Regio titolo di Carlo Ili. Però quantunque Roma fa c ette conofcere , che in alcuni tempi erano flati ricono-fciuti per Re due contendenti, e lo fletto Re Criftianittimo avea nello fletto tempo-ricenofciuto per Re della gran Bretagna Giacomo IL e Guglielmo III. purea nulla giovò. Vennero ordini, che il Mare-fciallo cIl Tefsè , 1’Ambafciatore Cattolico Duca d'l/ceda , e il Marche fe di Monteleone Plenipotenziario del Re Filippo V. fi partittero da Roma, con premettere una Protetta di nullità dell’Atto iùddetto -Fu ancora licenziato da Madrid il Nunzio Zondedari, vietato a gli Ecclefiattici il commerzio con Roma, e fermato il corfo di tutte le rendite provenienti dalla Spagna alla Daterìa Apoftolica: violento coniglio , di cui durò pofeia 1’ efecuzione per molti anni appretto . Dirò qui in un fiato, che fi diede poi principio nell’Anno feguente in Roma a i congreffi prometti perle controverfie di fopra accennate di Parma, Piacenza , Comaccnio , e Ferrara, intervenendovi il Marche-fe di Prie con gli Avvocati di Cefare, e del Duca di Modena* ma dopo una ben lunga difeurtione delle vicendevoli ragioni, non fi venne a decifione alcuna , e reftarono le pretenfioni nel primiero vigore, fenza che alcuna delle parti cedette. Si conchiufe bensì, che chi non ha altre armi che ragioni e Carte, per torre di mano a’potenti qualche Stato occupato, altro non è per guadagnare che fumo. Era venuto fui fine del precedente Anno a Venezia Federigo IV. Re di Danimarca, Principe provveduto di fpiriti guerrieri, per godere di quel delizioiò Carnevale, e benché incognito ricevette dittimi onori e funtuofi divertimenti di quella fempre magnifica Repubblica. Pai-sò dipoi a Firenze, dove dal Gran Duca Cofimo de’ Medici fu accolto con dimoftrazioni di (lima , che a taluno parvero eccelli. Si fermò in quella Corte non poco tempo con aggravio d’etto Sovrano, o per dr meglio de’ fudditi fuoi, che furono poi obbligati aduna contribuzione per le tante fpefe fatte in quella congiuntura . Credtvafijch1 etto Re patterebbe a Roma, per gndere delle rarità di quella im-pareggiabil Dominante. Forfè non s’accordò il Ceremoniale, e venuta anche nuova, che fi trattava alla gagliarda di Pace fra le Po* tenze