XXXII » fionato, a cui mal fi convenga il nome d'oneflo Scrittore , debba in » quello primo capo rifovvenirfi deli’ avvifo di San Girolamo ( lib. » i. ep.i8.) Memento Daretis , & Entelli, 6* vulgaris proverbii, quod » ¿or fortius figit pedem ; reila in piena libertà del Lettore il »giudicarlo. A noi per verità fembra , e crediamo di non ingannar-» ci, che tal difefa vie più incrudifca la piaga . Palliamo all’ altro » capo. » II. Nel fecondo capo propone un gruppo di tre teile, o fieno o-»pinioni, le quai fuppone infolubili: che però con fiducia grandif-» fima dice , che al Cenfore fuddetto ben conviene il provare , Je può, » che non fufjifiano si fatte opinioni. Fino infulta il povero Cenfore di-» chiarandoii così: Se il Giornalifia fi fa lecito di pronunciar Sentente » contro di tanti Ini pera do ri, io per me non ofo d' imitare /’ arditeci » fua. Sentiamo tutte e tre le opinioni infolubili: L’aver l’Annalilta » moftrato col Pagi , e con altri Scrittori 1’alto Dominio de’Caroli-» ni , e fucceflori in Roma, ed altri Stati: l’aver fatto creare il Precetto di Roma agl’ Imperadori fino a Innocenzo III. e l'aver -foile-» nuti i medeiìmi Imperadori Sovrani della Romagna , e poffeffori di » e ila fino Niccolò III. Ci proveremo adunque a dimoitrare l’infuifi-» ilenza di quelle tre opinioni con più chiarezza di quel, che abbiamo »fatto nel Giornale degli anni fcorfi , in cui molti argomenti lafciam-» mo in arbitrio del lettore, contentandoci di far vedere, che il » Pagi accordò veramente il dominio a’ Carolini, ma delegato dalla » S. Sede, contro l’opinione con vacillanti autorità foilenuta dall’ »Annaliila. Niuno può negare, che il Dominio della S. Sede non » fia appoggiato a più folidi fondamenti di qualunque altra Signo-» ria nata in Occidente Tulle rovine del Romano Imperio. Spontanea »dedizione de’popoli, e Donazioni legittime de’Re Carolini fono i » fondamenti di elio . Molto prima , che cominciaffe la fcambievol »beneficenza tra’Romani Pontefici, e i Re Carolini, il Pontefice era » Signore di Roma, e del Ducato Romano . Gii accordi dei tre San-» ti Pontefici Gregorio II. e III. e Zaccaria co’Re Longobardi,- i Trat-» tati, e le Tregue, e gli altri atti di Sovranità ben chiari in Anaila-» fio , fono argumenti troppo evidenti di Signoria Pontificia. I peffi-» mi configli de'Greci Auguiti contro la venerabil peifona del Pon-» tefice ; la lega dell’Efarco Eutichio co’ Lombardi per far la conqui-» ila di Roma; l’inutile attedio di effa Città ; il perdono dato dal Pon-» tefice all’Efarco, effendo mediatore il Re Lombardo; la Santa Re-» pubblica ( peilìmamente interpretara dall’ Annaliila ) con (bienne con-» fenfo e giuramento inabilita a nobìlibus edam Confuhbus, & reliquis » Chrifìianis plebibusì come attella Atiailafio ( feci. igz. ) ; e fopra tutto