9* Annali d’ Italia: cito, per prevenire quello de’Turchi, felicemente pafsò il Danubio ^ e nel dì 19. arrivò ad accamparli intorno a quella Città, fortiffima per la fituazione , e per le fortificazioni fue, e che fembrava inefpugnabi-le per la giunta di un prefidio , che più ragionevolmente ii potea chiamare un efercito. Si formarono Ponti fui Danubio e fui Savo ; fi fecero le linee di circonvallazione, e fi cominciò a difputar co i nemici tanto nel gran fiume, dove elìi abbondavano di Galere e Saiche , quanto per terra , facendo quei di dentro impetuofe fortite . Solamente nel dì 23. di Luglio cominciarono le artiglierie e i mortari le terribili otteie contro la Città; e perciocché le lue contrade fono ilrette , eie cafe mal fabbricare, il iuoco delle Bombe cagionava frequenti gl’incendj. Ma eccoti giugnere lo {terminato efercito de’ Mufulmani, creduto afcendere a ducento mila combattenti, fui principio di Agofto, e piantare il fuo campo per gran tratto di paefe , arrivando dal Danubio quali fino al Savo, con occupare in faccia dell’Armata Criiliana, tutto il piano, e Je colline . Era un bel vedere in lontananza difpofle le innumerabili loro tende rotte e verdi con quantità immenfa di gente , cavalli, e carriaggi. In vece di recar terrore a i Criftiani, quello fpet-racolo accrefceva loro la gioia per la fperanza di divenir padroni di tutto. S’era ben trincierato l’efercito Cefareo, e a riferva delle icara-muccie giornaliere niun movimento faceva quello de’Turchi. Indarno li fperò, che per mancanza di foraggi fi ritiraffe quella gran moltitudine di cavalli ; e intanto le diffenterie cominciarono a far guerra alle milizie Criftiane, talmente che ogni dì le centinaia li portavano ai fepolcro. Di ottanta mila guerrieri Alemanni, che dianzi era 1’Armata , fi vide etta ridotta a feffanta. Fu in quello tempo, che non folo i faccenti in lontananza, ma non poca, parte de gli Ufiziali dell' Otte Cefarea, non fapendo intendere i fegreti penfieri del Principe Eugenio, o ne condennarono in lor cuore la condotta, o ne preditte-ro iiniftre confeguenze . Miravano eiìi l’Imperiale efercito in quella inazione, pollo fra due fuochi, cioè fra un’Armata nemica in campagna, tanto fuperiore di forze dall’un lato, e dall’altro una Piazza, che teneva impegnato un gran corpo di truppe Crilliane nell’attedio. Maniera di vincere Belgrado non appariva; intanto ogni dì più veniva fcematido 1’efercito Cefareo; grande il numero de’mala-ti ; troppo pericolofo il tenrare una battaglia contra di olle sì podere fa , e ben trincierata , e con avere alle fpalle l’eforbitanre guerni-gion di Belgrado, che potea mettere in forfè ogni tentativo dall’altra parte. Non erano occulti al generofo Principe quelli divilamen- 11 >.