Anno MDCCXLVI. 341 cafo poteva almeno e doveva il comune efercito procacciare per mezzo di qualche Capitolazione condizioni men dure e dannoie a chi avea da reffare in abbandono. Finalmente diceano, doveri! incidere in marmo quefto nuovo efempio , giacché s’erano dimenticati i vecchi , per ricordo a i minori Potentati del grave pericolo , a cui s’ef-pongono in collegari! coi maggiori, perchè facile è il trovar Monarchi tanto applicati al proprio interefle, che fanno fervir gli Amici inferiori al loro vantaggio , con abbandonarli anche alla mala ventura, per rifparmiare a sè fteilì l’incomodo di foilenerli. Chi più ii figurava di fapere gli arcani de’Gabinetti, fpacciò, che fra la Spagna , Inghilterra, e Vienna era già conchiufo un fegreto accordo , per cui la Spagna dovea richiamar d’Italia le fue truppe; gl’Inglefi lal’ciar paffare a Napoli dieci mila Spagnuoli ; e l’Imperadrice Regina fermare a’confini del Tortonefe i palli delle fue truppe. Avere i primi feddisfatto all’ impegno , ed aver mancato alla fua parre 1’ Auftriaca Armata. Di qua poi edere avvenuto, che la Spagna irritata pofeia di nuovo s’unì colla Francia. Tutti fogni di gente sfaccendata . Nè pur tempo v’ era flato per sì fatto maneggio e pretefo accordo. ; e certo l’ìmperadrice Regina, Principeffa generofa epanimo virile, non era capace d’ obbliar la propria Dignità con tradire non folo gli Spagnuoli, ma anche i mediatori Inglefi, cioè i ini- fliori de’ fuoi Collegati. La comune credenza pertanto fu , che la rancia non pensò all’abbandono de’Genovefi; e fe il fuo Marefcial- 10 fi lafciò itrafeinare dall’efempio de gli Spagnuoli, non fu queffo approvato dal Re Criftianiffirno. Quanto pofeia alla Corte del Re Cattolico , fi tenne per fermo, che su i principi cotanto prevaleffe 11 partito contrario alla Vedova Regina Elijabetia, che fi giugnefle a quella precipitofa rifoluzione , a cui da lì a non molto iuccedette il pentimento, eiTendo riufeito al Gabinetto di Francia di tener fai-do nella Lega il R.e novello di Spagna, ma dopo eifere cotanto peggiorati in Italia i loro affari, e con dover tornare all’ Abkì , qualora intendeffero di calar un’altra volta in Italia. Per conto poi de' Genovefi poco fervi a minorare i loro danni ed affanni l’altrui compatimento , e il cangiamento di Maffime nella Corte del Re di Spagna. Contuttociò dicevano eiB di trovar qualche confolazione in pen-fando, che ognuno poteva feorgere , non effere le loro difavventure una confeguenza di qualche loro ambiziofo difegno, ma una ne-ceffità di difefa ; nè poteri! chiamar poco faggio il loro configlioper ì' aderenza preik con due Corone potentiffime , le quali fole potea-no prefervarli da i minacciati danni: giacché a nulla aveano fervi- Tomo XII. Y 3 «> i