Anno MDCCXVIII. 97 ne in Forte Urbano: benché foiTe fra poco liberato: pure la Nazio" ne Inglefe fufcitò per tale affronto di gravi querele contra del fan" to Padre. Mmacciayano efìi, fe non fi dava loro un’adeguata foddis“ fazione, di bombardare Cività Vecchia, e d’inferire altri danni a^ Littorale Ecclefiaflicò, e alla fieffa Roma. Anche dalla parte della Spagna fi muffe un’altra burrafca . Avea l’adirato Augnilo fatta iflan-za al Pontefice , che fi richiamaffe di Spagna il Cardinale Alberonì a rendere conto de’pretefi perniciofi configli dati al Re Cattolico Filippo V. e dell’inganno fatto alla Santa Sede nell’Anno addietro. Ta- li forze non aveva il Pontefice, per tirar di colà l’Alberoni; e fe le avea , non gli parve fpediente di adoperarle nelle prefenti congiunture. Fece nondimeno comparire il fuo idegno contra di lui. Cono-fceva effo Porporato di avere il vento in poppa , e volea' prevaler-fene. Già avea confeguito il Vefcovato di Malega. Poco era que- llo al fuo merito. Si fece nominare dal Re Cattolico al ricco Arci-vefcovato di Siviglia ; ma il fanto Padre flette faldo in negargliene le Bolle. Se ne offefe quel Monarca; vietò anch’egli ogni commerzio colla fua Corte al Nunzio Apojtolico Aldrovandit il quale fenza licenza del Papa fi ritirò in Italia alla Patria fua. Richiamò per mezzo del Cardinale Acquaviva tutti gli Spagnuoli dimoranti in Roma ; proibì a’ fuoi fudditi il cercare alcun Benefizio o Pendone dalla Sede Apoflolica con eforbitante danno della Daterìa . Non ci volea meno di Clemente XI. cioè di un Piloto di grande animo , e di non minor faviezza , per navigare in mezzo a tanti icogli, e a sì contrarj venti. Ma egli confidato in Dio non punto fi atterriva , e feguitava con vigore continuo ad applicarfi a gli affari con ifperar giorni migliori. Fin TAnno addietro tal coflernazione era entrata nel Turchefco Divano per la perdita di Belgrado, e per l’apprenfione delle vitto-riofe armi Cefaree , che cominciò il Sultano Acmet a muovere parola di pace con fua Maeflà Cefarea. Il Miniflro del He Britannico Giorgio alla Porta fu incaricato di trattarne. Vi preflò orecchio 1 'Impe-rador Carlo, ma fuo malgrado; perchè gli flava fui cuore la rottura della guerra dalla parte de gli Spagnuoli, nè fi potea credere , che alla loro avidità e fortuna foffe {ufficiente preda la Sardegna. Si offer-vò nondimeno fui fin dell’Anno prefente feemato di molto l’ardore de’ Turchi per la progettata Pace , o vogliam dire Tregua ; e non per altro fe non per gli avvifi colà giunti d’ avere il Re Cattolico ^ato all’armi contra dell’Auguflo Monarca . Contuttociò da che fep-Fs il Sultano il magnifico pteparamento di forze guerriere fatto in Fomo XII, G quell’