Anno MDCCXLVI. colle minaccia d’ ogni più fiero trattamento eftorfero una rigcrofa contribuzione , tuttoché quefta non foffe guerra d’imperio. In che Libri mai ( convien pur dirlo ) ftudiano talvolta iPotentati Criftiani? Certo non Tempre in quei del Vangelo. Ma ho fallato. Doveva io dir ciò non de’Principi, che tutti oggidì fon buoni, ma di que’Mini-Ifri adulatori e lènza Religione , che tutto fanno lecito.al Principe , per maggiormente guadagnarli l’affetto e la grazia di lui. Sullo fpirare dell’Anno preTente gran romore ancora cagionò in Napoli l’affare della facra Inquifìzione. Ognun sa, quale avversione abbia fempre mantenuto e profeffato quel Popolo a sì fatto Tribunale. Ma perciocché la confervazion della Religione eiìge , che vi fia pure, chi abbia facoltà di frenare o gaftigare, chi nutrifce fentimen-ti e dottrine contrarie alla medefima ; e quefto diritto in Italia è radicato almeno ne’Vefcovi: aveano gli Arcivefcovi di Napoli col tacito confenfo de’ piiffimi Regnanti introdotta una fpecie d’ Inquifìzione, con avere carceri appoffa, Confultori, Notai, e Sigillo proprio , per formare fegreti proceiii, e catturare i delinquenti. Quivi anche fi leggeva fcolpito in marmo il nome del Santo Vfiyo . Trovò lo zelantif-iìmo e digniffimo Cardinale Spinelli Arcivefcovo di quella Metropoli così diTpolle le cofe \ ed anch’egli teneva in quelle carceri quattro delinquenti folenni, proceffati per materia di Fede, da due de’quali fu anche fatta una femipubblica abiura. Però egli pretefe di non aver fatta novità; ma fu pofcia pretefo il contrario dalla Corte. Ne fece grave doglianza il Popolo , commoffo da chi più de gli altri mirava di mal occhio come introdotta fotto altro verfb l’Inquifìzione : laonde i’Eletto d’effo Popolo, con rapprefentare al Re turbate le Leggi del' Regno , e vilipefe le antiche e recenti grazie Regali in quefto particolare concedute a’Tuoi Sudditi, ebbe maniera d’indurre il Re a pubblicare un Editto, in cui annullò, e vietò tutto quell’apparato di novità, bandì due Canonici, ed ordinò, che da lì avanti la Curia Ec-clelialtica procedeffe folamente per la via ordinaria , e colla comuni-cazion de’Proceffi alla Secolare , con altri articoli, che non importa riferire ; ma con tali formalità, che lì potea tenere, come renduta inutile in quefto particolare la giurisdizione Epifcopale . Giudicò bene la Corte di Roma d’inviare a Napoli il Cardinale Lanài, Arcivefcovo • di Benevento, perlonaggio di fperimentata faviezza, per trattare di qualche temperamento all’Editto . Qual efito aveffe l’andata di lui, non fi rifeppe . Solamente fu detto, che affacciatili alla di lui carrozza alcuni di quegli ardiri popolari, gli minacciarono fin la perdita della vita, Te non iì partiva dalla Città, Meritoffi il Re per quell’Atto