238 traverso più solenne apprezzamento della dignità del duca, il diverso valore politico del territorio da lui governato. Quand’egli si presenti non più come umile e dimesso governatore di una provincia, ma con fasto quasi principesco di un signore ; quando esca dal suo domicilio e assuma iniziative, che possono apparire audaci, perchè tacitamente spezzano una ormai lunga tradizione, non tarda a cogliere il frutto di un laborioso processo maturato nella pubblica coscienza. Nessuno si oppone : il gesto non solleva obbiezioni da parte di chi potrebbe esigere pregiudiziale ragione della legittimità del titolo. Occorrono soltanto uomini nuovi, capaci di armonizare la coscienza individuale con quella collettiva, di interpretarla con spregiudicatezza, di assumere la responsabilità di un proposito, che nessuno si sofferma a discutere. Il fatto compiuto è accolto senza eccezione o riserva di sorta. Nell’ 840 l’imperatore Lotario soddisfaceva la supplica del glorioso duca veneto, Pietro, di rinnovare e confermare il patto carolino. Quest’ uomo si arrogava l’esercizio di diritti sovrani, chiedendo in nome proprio la ratifica di un documento intemazionale (1). Al dominio lagunare era tacitamente riconosciuta fisionomia politica e giuridica nuova, ducato e non provincia, e, quel che più conta, capacità di iniziative politiche attinenti a funzioni sovrane (2). L’intervento del governo orientale non era più necessario (3), e la sua scomparsa serviva implicitamente a modificare il valore attribuito al pactum. Il nuovo atto si perfezionava per procedimento unilaterale. Non era risultato di simultaneo incontro di due volontà egualmente sovrane, ma attributo della prerogativa imperiale; era concessione graziosa di questa, che emanava soltanto dal suo volere ed (1) M. G. H., Capit., II, 129 sgg., 136 sgg. ; Documenti cit., I, 101 sgg., 109 sg. (2) Anche quando non è solo dux Veneticorum, ma anche spatarius Ve-nelicorum (M. G. H., Capit., II, 136 ; Documenti cit., I, 109). (3) Eppure proprio in questi anni attivi e frequenti erano i rapporti diplomatici tra le due corti imperiali per il rinnovo degli antichi trattati di amicizia e la stipulazione di un’ alleanza militare. Cfr. Gay, L'Italia meridionale. e l'impero bizantino deU'aiwento di Basilio I alla resa di Bari ai Normanni, Firenze, 1917, p. 54 sgg.