Anno M D C C X i I X, 415 mente-fi pruova quella disguftofa, ma forfè utile penfione. Non po-tea effere più placido in Lombardia ed in altri paefi il Verno dell’ Anno prefente , perchè- privo di nevi e ghiacci, talmente che non fe ne potè ammaliare nelle Conferve per refrigerio ed ufo della vegnente State. Ma che ? Sul fine di Marzo venne più d’uno fcoppio di neve, che quantunque da lì a poco fi IquagliaiTe, pure ci rubò i primi frutti, danneggiò gli orti , e la foglia de’gelfi, e poco propizia fu a i grani, che già s’ erano moflì. Poco è quello. Nel dì 25. d’ Aprile per tre giorni nevicò in Milano, e fuccederono brine , che fecero perdere tutti i frutti. Sul principio poi di Giugno eccoti fuor del folito fioccar folta neve ne’gioghi dell’Apennino , che fi rinforzò e foftenne gran tempo , con produrre un pungente freddo, dirottiffime pioggie ogni dì, e temporali, e gragnuole orribili: onde lì videro gonfi e minacciofi tutti i Fiumi, e nefeguirono anche gravi innondazioni , e fiere burrafche in Mare. Nè caldo nè gelo vuol reftare in Cielo: è proverbio de’ contadini Tofcani. Spezialmente orribile e dannofo fu il ¡Turbine fucceduto nella notte del dì undici di Giugno in una llrifcla dell’ alma Città di Roma, e particolarmen' te fuori d’effa ; di cui s’è veduta relazione iniitampa. CON-