Anno MDCCVII. 47 Filippo V. e a gittarla in mare. Da lì a pochi giorni i tre Caflelli di Napoli fi arrenderono; la guernigione di Caltelnuovo prefe partito fra gli Auttriaci. Con grande folennità fu poi prefo poffeffo di quella gran Città a nome del Re Carlo 111. Ritiratoti il Principe di Cattigliene ver* lo la Puglia con circa mille cavalli, trovò in quel d’Avellino barricate le ttrade. Rivoltoti a Salerno, ed infeguito dalla cavalleria Cefarea, quivi fu prefo, e la fua fquadra parte ti sbandò, parte reftò prigioniera. L’efenlpio di Napoli fi tirò dietro il retto delle Città e Provincie di quel Regno, a riferva dell’Abbruzzo, che fece qualche re-fiftenza a cagione del Duca à' Atri-, ma fpeditovi il Generale Vet^el con truppe, ubbidì ancora quella contrada , fé non che il prefidio di Pe-fcara fi tenne faldo tino a i primi dì di Settembre. La fola Citrà di Gaeta, dove con circa tre mila foldati s’era rifugiato ed afforzato il Duca d’ Afcalona, fembrava difpofta a fare una più lunga e vigorofa di-fefa, giacché era anch'effa affittita per mare dalle Galee del Duca di Turfi. Sotto d’effa andò ad accamparti il Conte Daun, e difpoite le batterie , quelle arrivarono in fine a formare lina ben larga breccia nelle mura , di modo che nel dì 30. di Settembre fu rifoluro di fali-re per effa. O fia, che l’Afcalona poco s’intendeffe del mettier della guerra, o che troppo confidaffe nella più che mediocre bravura de* luoi guerrieri, e in un argine di ritirata alzata dietro la breccia: li lafciò fconfigliatamente venire addoffb il torrente. Montarono i Cefa-rei intrepidamente la breccia, e quando fi credeano di aver fatto affai con prender ivi pollo, avvedutiti del difordine de i difenfori, feguita-rono innanzi, e furiofi entrarono nell’infelice Città. Andò eff’a tutta a facco con tutte le conseguenze di fomiglianti Ipettacoli, effendo fola-mente retiate efenti dal furor militare le Chiefe e i Conventi. Fu creduto afeendere il bottino a più d’un millione di ducati. Gran macel- lo fu fatto de’prefidiarj. Il mal accorto Duca d’Afcalona, cagione di tanta feiagura, covava Tempre la fperanza del fuo fcampo nelle fud-dei;te Galee; ma per difavventura erano effe quel dì ite a caricar vettovaglie, e però gli convenne ritirarti colla gente, che potè fottrar alle fciable Tedefche, nel Cartello. Fu poi egli obbligato di renderti a diferezione infieme col Duca di Bifaccia, e col Principe di Cellamaref che pubblicamente furono condotti prigionieri fra gl’improperj del Popolo, minacciante all’Afcalona, come cofa degna di lui, la forca, pel fangue de’Napoletani da lui fparfo in occafion della Congiura, già maneggiata e malamente efeguita contra del Re Filippo V. Fu poi richiamato in Germania il Come di Marunit{, e il governo di Napoli re-al Conce paun. Di