Anno MDCCXLV. rono i Gallifpani ad effa Città di Cafale, che aprì loro le porte nel giorno quinto di Novembre . 11 Cartello guernito di fé cento uomini li mortrò rifoluto alla difefa , e però ne fu imprefo 1’ attedio, ma con ibmma lentezza, ancorché colà ridotti lì fodero 1’ Infante Don Filippo , il Duca di Modena, il Conte di Gage's, e il Marefciallo di Maille-bois. Erano cadute eforbitanti pioggia, che fuori dell’ufato durarono lino al fine dell’Anno. In quel graffo terreno vicino al Po, fi trovavano rotte a difmifura le ftrade, ed immenfo il fango, talmente che i muli dertinati per condurre da Valenza il Cannone e le carrette delle munizioni, reitavano per iftrada, e trovavano la fepoltura in quelli orridi pantani. Dall’efcrefcenza ed inondazione del Po fu anche obbligato il Re di Sardegna a ritirare il fuo campo verfo Trino e Vercelli. Intanto circa il dì otto di Novembre pattarono ì Franzefi ad impadronirli della Città d’ Atti, il cui Cartello fatta refillenza lino al dì 18. fi rendè, reftando prigioniere il prefidio. In quelli tempi, cioè nel dì 17. d’etto mefe comparve fotto la Baftia Capitale della Corfica una fquadra di Vafcelh Inglefi, che fatta indarno la chiamata al Governator Mari Genovefe, fi diede a fulminar quella Città con bombe e cannonate, profeguendo fino al dì feguente quell’infernale periecuzione.} e poi fpinta da* venti furiofì, pafsó altrove. Redo fman-tellata e in tal deflazione la mifera Città, che il Governatore informato dell’ avvicinamento del Colonnello Rivarola con tre mila Corfi follevati, giudicò bene di ritirarfi di là: ficchè venne quella Piazza in poter d’etti Corfi. Per tal novità gran bisbiglio ed affanno fu in Genova. Intanto effendofì continuati gli approcci e le offefe fotto il Cartello di Cafale, quel Comandante Savoiardo fi vide obbligato alla refa, con reftar prigioniera di guerra la guernigione. Volle il Mare-fciallo di Maillebois il poffettò e dominio di quella Città a nome del Re Criftianiifimo , ed altrettanto avea fatto d’Aili, d’Acqui, e dell’ altre Terre di que’contorni. Sì eforbitanti poi furono le contribuzioni di danaro e di naturali importe da’ Franzeiì a quel paefe, che Vegliarono orrore, non che compaifione in chiunque le udì. Nell’ Artigiano le truppe quivi acquartierate levavano anche i tetti alle cafe per far buon fuoco. Paisò dipoi 1’ Infante Don Filippo, e il Duca di Modena. col meglio delle loro forze a Pavia. Eranfi già impoffeffati gli Spa-gnuoli di Mortara, del fertiliffimo paefe della Lomellina , e di tutto 1 antico territorio Pavefe con giubilo incredibile di que’Cittadini, che aveano cotanto deplorato in addietro un sì fiero fmembramenro . del loro dillretto. Aveano in oltre etti Spagnuoli porto il piede in Vigevano, e meditavano di volgere i patti alia volta di Reggio e Mo-Tomo XII. V 3 dena;