XXXV » prima ch’eì nafceiTe , era innocente ufurpatore di effa , e per Tua fer-» mamente la credeva , e governava. Onde quell’arditela a chi con-» viene, al Giornalifta , che difcopre la falfìtà degli Annali, o ae;li An-» nali medefimi, che le contengono a danno comune del volgo imperito ? » Noi ci proteitiamo di non comprendere la franchezza , con cui s’inful-» ta chi vendica la Santa Sede; fe non foife per obbligare il Giornalista »»a pubblicar nuove fcoperte. Quei tanti Imperadori, contro de quali » fi pronunziano fentenze nel Giornale, non fono gli Svevi? Or contro » queftì chiunque legge gli Annali Ecclefiaftici, trova Concilj, ^Decreti » Pontiiicj, Autori d’ogni Nazione, e popoli interi anche Sudditi averle »pronunziare molto prima, e con minor riferva. Innanzi. » III. Sembra all’Annalifta cofa ftrana, che il Giornalista ilafi lafcia-» to jcappar dalla penna , che quefli Annali fono uno de' libri più fatali al » Principato Romano . Poco prima che l’Annalifta abbandonaffe la vita » mortale, ufci alla pubblica luce in Lipiia dalla Stamperia di Stopffel »non voluminofo Trattato, il cui Titolo è: Chrifiam Guihelmi Frqji-» cifci Vvalchii Cenfura Diplomatis , quod Lubov. Pius Imp. Aug. Paf-» chali 1. Pont. Romano concejfijfe fertur. Summo Viro Ludovico Antonio » Murato rio lnfcripta , & celeberrimo Patavinorum Hiflorico Antonio San-» dino opposta. Quefto Trattato lo riferiremo a parte. Qui folo accen-» niamo, che iiccome 1’Annalifta, a cui è dedicato, pofe in mano la » penna a quefto Eretico, contro il Principato Romano ; ( con che buo-» na felicità, lo vederemo a fuo tempo ) cosi egli è onorato, o per dir »meglio, i fuoi Annali, iniieme con altri della Setta contraria alla S. » Sede, come difenfore di quel, eh’ei chiama ( pag. iv. ) con impu-» dentiffima menzogna jus in ltaliam cofìanti oclodecim feculorum ufu con-» firmatum, reprejfa adverfariorum impudentia . Onde fe il Giornalista at-» tento al lavoro di queiti Annali iìaii lafciato ufeir dalla penna , o ab-» bia feriamente definito circa l’effetto, che produrranno; lo ha già » cominciato a palefare il tempo . Nè altrimenti fi pretende da noi, che » s’adulteri, o fi bruci parte dell’antica Iftoria: anzi fi voleva , che non » fi adulterale, e che lafciando il Goìdafto, e altre infedeliffime feor* » te , fi efaminaffera i Documenti, e fi deffe loro un pefo giufto, atte-» fe le circoftanze delle perfone, e de’tempi, fenza impegnarii a fare »il comento alli Piena E/poJt^one &c> collo fpeciofo nome d’Annali »d’Italia. Che però quefta volta ha sbagliato interpretando il noilro » animo. » IV. Ma molto più sbaglia figurandoli effer noftra intenzione , che » fi biafimino tutti i Principi, e che fi lodi, efirifpetti ogni azione de’ » Pontefici. Il noftro Giornale , in cui o fi biafimano , o li lod ino , femore con autorità di Scrittori gravi, egualmente i Principi, chei Pon- tefì-