Anno M D C C X L VI; 3M farli. Trovaronfi anche le truppe Tedefche non forprefe, ma ben pre" parate e difpofte al combattimento. Il Generale Conte. Pallavicim comandando la feconda Linea, fenza che foiTe più fraftornato da i nemici, inviava di mano in mano rinforzi a chi ne abbifognava. Quella vantaggiofa fituazion di cofe quanto giovò ad effi, altrettanto pregiudicò a gli sforzi de’Gallifpani, obbligati ad andare a petto aperto contro la tempefta de’cannoni e fucili nemici, e fermati di tanto intanto da i ridotti e foffi fuddetti, per cagion de’quali poco potè la lor cavalleria far mollra del fuo valore. Però avendo anch’effi provato, che non fi potea fuperare quella forte barriera d’uomini, cavalli, artiglierie, e fortificazioni, finalmente tanto erti, che i Franzefi le ne tornarono in Piacenza con volto e voce ben diverfa da quella, con cui n’erano ufciti. Non fi potè mettere in dubbio, che la vittoria rertafTe a gli Au-ilriaci, e follerò giuftamente cantati i loro Te Deum. ImperciQCchè, oltre all’ eiìer eglino rimarti padroni del campo, guadagnarono qualche pezzo di cannone, e più di venti fra bandiere e ftendardi, e una ^raviilìma percoffa diedero alla nemica Armata. Fu creduto, che intorno a cinque mila fofl'ero i morti dalla parte de’ Gallifpani, più di due mila i prigionieri fani, e almeno due mila i feriti, che rimarti fui campo furono anch’eflì prefi per prigioni, e rilafciati pofcia a i nemici Ufiziali. Pretefero altri di gran lunga maggiore la loro perdita. Spezialmente delle Guardie Vallone e di Spagna, e di due Reggimenti Franzefi, pochi reftarono in vita. Chi ancora dal canto di eiìì volle difertare , lèppe di quefta occafione ben prevalerli, e furono aiTaiiii-mi. Quanto a gli Aurtriaci fi sa, che alcuni loro Reggimenti rimafero come disfatti; ma le Relazioni d’eflì appena fecero afcendere il numero de’lor morti, feriti, e prigionieri a quattro mila perfone. Spar-fero voce all’incontro gli Spagnuoli d’aver fatto prigioni in tale oc-cafione più di mille e cinquecento nemici. Se ne può dubitare. Certo è, che i Franzefi fi dolfero de gli Spagnuoli, ma quelli ancora molto più fi lamentarono de’Franzefi, rovefciando gli uni su gli altri la colpa della male riufcita imprefa. Il più ficuro indizio nondimeno de gli eliti delle battaglie, e de’guadagni e delle perdite, fi fuol prendere da i fuffeguenti fatti. Certo è, che i Gallifpani, benché tanto indeboliti, pure o per neceffità, o per far credere, che un lieve incomodo averterò fofferto nella pugna fuddetta, più vigorofi che mai ^fi fecero conofcere poco dipoi. Cioè quafichè nulla temeflero, anzi fpiezzaffero il campo nemico aflediatore di Piacenza, da che ebbero lafciato un lùttìciente corpo di gente alla difefa delle loro ièraordina-Tomo XII. X 3 rie