Anno MDCCXXX. 151 fazion di rimettere la Tua autorità in mano di chi era egualmente degno d’effa, che atto ad efercitarla. Aver egli fcelto Sciambery per luogo del fuo ripofo; e perciò ordinare a tutti, che da lì innanzi ub-bidillero al Figlio , come a lor legittimo Sovrano. Di quella Rinunzia feguirono gli Atti autentici, e nel giorno apprettò Vittorio Amedeo non più Re , benché ognuno contmuafle da lì innanzi a dargli il titolo di Re : andò a fittare il iùo foggiorno nel Cattello di Sciambery, con quella fletta ilarità d’ animo , con cui altri fàJilcono fui Trono. Un gran dire fu per quella novità. Chi immaginò prefa tal rifoluzione da lui, perchè averte dianzi contratto de gl’impegni con gli Alleati di Hannover , e che vedendo crefciute cotanto con pericolo fuo Tarmi di Cefare nello Stato di Milano, trovatte quella maniera di difìmpegnar la lùa fede. Sognarono altri ciò proceduto dall’ aver egli fpofata nel dì dodici del precedente Agollo la Vedova Contetta. di San Sebaftiano della nobil Cafa di Cumiana, Dama di cinquantanni, per avere chi affettuofamente aiiillefle al governo della fua fanità, e non per altro motivo; ed affinchè un tal Matrimonio non potette per le precedenze alterar la buona armonia colla Reai Principetta fua Nuora, aver egli deporta la Corona . Tutte immaginazioni arbitrarie ed infuflìllenti di gente sfaccendata : quafichè alle fuppofte difficultà non averte faputo un Sovrano di tanta comprendone facilmente trovare ripiego , e ritenere tuttavia lo Scettro in mano. La verità fu , che motivi più alti mortero quel magnanimo Principe a Spogliarli della temporale caduca Corona , per attendere con più agio aU’acquillo di un’eterna; e tanto più perchè certi interni fintomi gli facevano apprendere non molto lungo il retto del fuo vivere . Pulsò dipoi a Torino colla Corte il nuovo Re Carlo Emmanuele, e ricevette il giuramento di fedeltà da chi dovea prellar- lo. Convien confettarlo: incredibil fu il giubilo o palel’e o fegreto di que’Popoli per tal mutazione di cofe, perchè il Re Vittorio A-medeo pareva poco amato da molti, ed era temuto da tutti; laddove il Figlio, Principe di fomma moderazione, e di maniere affatto amabili, facea fperare un più dolce e non men giufto Governo in avvenire. A queste leene dell’Italia un’altra ancora fe n’aggiunfe, che grande ftrepito fece su i principi, e maggiore andando innanzi. Più Secoli erano , che la Repubblica di Genova fignoreggiava la riguar-devol Ifola e Regno della Corlìca . Si contavano varie follevazioni o ribellioni di que’feroci e vendicativi Popoli ne’tempi addietro, quotate nondimeno o dalla Prudenza, e dalla forza de’ medelìmi Ge- K 4 nove-