348 Annali d’ Italia: Da che piegarono il collo i Rettori di Genova fotto l’armi fortH-aate dell’Imperadrice Regina colla Capitolazione, che di fopra accennammo, rertò quella nobil Città ondeggiante fra mille tetri ed inquieti penfieri. Le apparenze erano, che in quel Governo durarte l’antica Libertà e Signoria; perchè il Doge, il Senato, e gli altri Magirtrati continuavano come prima nell’efercizio delle loro funzioni ed autorità ; tenevano le guardie de’ lor propr) foldati ( foldati nondimeno di* chiarati prima prigionieri di guerra de’Tedefchi ) a Belvedere , e alle Porte, a riferva di quelle di San Tommafo e della Lanterna, cedute a gli Auftriaci. Gli rtefìi Auilriaci pareva che non turbaffero i fatti della Città, giacché non permetteva il Generale Botta, che alcun de’fuoi foldati entrafle in quella fenza fua licenza in ifcritto. Ma in fine tutta querta Libertà non era diverfa da quella de gli uccelletti, che legati per un piede fi lafciano fvolazzare qua e là. Se non entravano a centinaia e migliaia i Tedefchi in Città a farvi da padrone, poteano ben entrarvi, qualora ne veniffe loro il talento; e non pochi ancora v’entravano, con pagar pofcia i viveri meno del dovere, e con vilipendere ed ingiuriare toccando forte fui vivo i poveri, abitanti, intanto di circa otto mila Tedefchi non andati in Provenza, parte acquartierata in San Pier d’Arena teneva in ceppi la Città, e parte rtefa per la Riviera di Levante s’era impadronita di Sarzana, della Spezia, e d’altri Luoghi in quelle parti. Nella Fortezza di Gavi, ceduta da’Genovefi, comandava la guernigione Auftriaca; e per tutta la Riviera di Ponente altro più non reitava, che inalberale le bandiere della Repubblica, fuorché l’aiTediato Cartello di Savona, avendo il Re di Sardegna conquiitate tutte l’altre Terre e Città, con farli anche giurare fedeltà da i FinalinL Ed allorché fu per marciare 1’Armata in Provenza , credette ben fatto il Generale Botta di occupare aH’improvvifo il Baftione di San Benigno, guernito di gran copia di bombe e cannoni, che fovrafta alla Lanterna, e domina non men la Città > che il Borgo di San Pier d’ Arena. in tal politura di cofe fi fcorgeva da ognuno ridotta al verde la potenza e Libertà de’Genovefi. Aggiungali il guaito de’Poderi e delie Cafe., con una man d’eftorfìoni ed avanie, che più d’ uno de gli Uiìziali e foldati Auftriaci, non mai fazj di conculcare i vinti, andavano commettendo per tutti i luoghi de’loro quartieri. Nè da Vienna altra indulgenza finora avea potuto ottenere l’inviato della Repubblica, fe non l’efenzione, che il Doge e i fei Senatori fi portafiero colà. Pretefero i Tedefchi infuffiftenti e vane tutte le fuddette accuiè. Il peggio era, che dopo avere il Senato fmunte le carte de’ più ricchi, intaccato il Banco di San Giorgio, e battute in moneta