2.88 Annali d* Italia: dì 20. di Luglio a calar verfo la Valle , dove 'trovarono delle forti Barricate a i patti , fottenute con vigore per qualche tempo da i Savoiardi, ma poi abbandonate. S’impadronirono eiìì Spagnuoli di un ben fortificato Ridotto a Monte Cavallo, e pofcia di Cattel Delfino ; e quindi per la Valle pattarono alle vicinanze di Demont. Grandi fpefe avea fatto il Be di Sardegna per ivi formare una ben regolata Fortezza; ma non era giunto a perfezionarla. Trovavafi e-gU fletto alla tetta della fua Armata in quelle parti, per opporfi a gli avanzamenti de’nemici, co’quali giornalmente accadevano or^ favorevoli , ora finiflri incontri . Portò la fvenrura , che una palla infocata gittata da'Gallispani in Demont attaccaffe il fuoco a quelle fa-fcinate, o pure al Magazzino della Miccia, e che fi dilatatte i’incen-dio ne gli altri. Accorfero a tal viita i Gallifpani, ed ebbero quel Forte colla guernigione prigioniera nel dì 17. d’Agofto: dopo diche eilendoiì ritirato il Be Sardo coi iuo efercito a Saluzzo , eglino paf-farono nella pianura, e fi diedero a ftrignere la Città e Fortezza di Cuneo. Sotto di quefta Piazza, mirabilmente difefa dal concorfo di due fiumi, avea patito deliquio altre volte la bravura de’Franzefi, ed era venuta meno la lor perizia ne gli affedj ; il che commofle la curiofità di ognuno , per indovinare , qual eiìto avrebbe quella im-prefa. Dalla parte fola, per cui fi può far forza contra di Cuneo , avea il Re di Sardegna fatto ergere tre Fortini o Ridotti, che coprivano la Piazza. Entro v’erano fei mila parte Svizzeri e parte Pie-montefi di prefidio lotto il comando del valorofo Barone di Leucrony rifoluti di far buona difefa. Non valevano men di loro i Cittadini, che prefe animofamente 1’ armi, fecero poi di tanto in tanto delle vigorofe fortite con danno de’nemici. Finalmente fi videro in armi tutti i Popoli di quelle Valli e Montagne , ben affezionati al loro Sovrano. Colà accorfero ancora alcune migliaia di Valdeiì; e il Mar-chefe d’ Ormea , fottrattofi in tal occafione al Gabinetto , mettofi alla tetta delle milizie del Mondovì col Figlio Marchefe Ferrerio , tutti fi diedero ad infettare i nemici, ad impedire il trafporto de’vi-veri, foraggi, e munizioni al campo loro, con far fovente de’buoni bottini, e rovefeiar le mifure de gli attediami. Giunfe intanto al Re da Milano un rinforzo di Varadini, e il Reggimento Clerici col Conte Gian-Luca Pallavicino Tenente Marefciallo Celàreo , Comandante di quelle Truppe. Solamente nella notte precedente al dì 13. di Settembre aprirono i Gallifpani la trincea fotto di Cuneo, e cominciarono a far giocare le batterie, e a moleftar gravemente la Piazza colle Bombe;