Anno M D C C X X X V I I: zi. cocca, e la prefe: queda fu l’unica fua prodezza. I Turchi la ricuperarono poi nell’Anno i'eguente. Andarono lamenti a Vienna, laonde richiamato egli alla Corte, lafciò il comando al Generale Filippi, ed eden do flato pollo in carcere, fu contra di lui dato principio ad un procedo. Non iftimarono veramente i faggi, che quello perfonag-gio aveffe .punto mancato alla fede e all’onore. 11 fuo delitto, fecondo il fentimento d’altri, fu quello di non faper fare il Condottier d' Armate: medi ere forfè il più difficile di tutti; benché non mancafTe chi T efentava da quedo difetto. Certamente non avea più la Corte Cefarea un Carlo Duca di Lorena, un Principe Eugenio, nè un Marefciallo di Staremberg, nè i Capra-ra, nè i Veterani, nè altri limili perfonaggi di gran mente e iàvia condotta, che fapeflero duiggere un efercito a’danm del nemico e difender- li alle occorrenze. Per aitro facendo conofcere la fperienza, che talvolta le belle Armate Cefaree combattano col bifogno: il Seckendorf addulTe ancor quedo per fua difcolpa, certo eìTendo, che a cagion della mancanza de’viveri per più giorni, quell’efercito fi mantenne come potè in vita colle panocchie del Frumentone, o da Grano Turco, maturo in quel paefe, o pur con fole prugne, trovate per avventura in que’boi’chi. Non mancò gente, che fi figurò, edere mancata la benedizione di Dio all’Armi dell’Imperadore in queda guerra, perchè fecondo il Trattato di Pafferowitz la Tregua di fua Maedà Cefarea colla Porta Ottomana durava ancora, nè terminava fé non nell’ Anno 4742. pretendendo perciò i Turchi,, che Ce fare non folle in libertà dopo effo Trattato di collegarfi colla Ruflia a danno loro, nè gli fof-ie lecito di romperla contra d’effi. A me non tocca di entrare in sì fotro efame, e molto meno di dendere le ottufe mie pupille ne’Gabinetti della Divinità,- badandomi di riferire gli sfortunati avvenimenti di queda campagna contra de gl’infedeli nella Servia, Boffina, Moldavia, Valacchia, ed altri Luoghi; e che per le tante malattie fi trovò al finire dell’A uno quafi della metà fcemata la dianzi sì poilente Armata Imperiale. Nè fi dee tacere, che allora più che mai fi fciol-fero le lingue e maledizioni de’Cridiani -contra del Conte di Bonne-val Franzefe, già uno de’Generali dell’Imperadore; il quale, privo per altro di Religione, avea abbracciata quella de’Turchi. Entrato coftui al fervigio della Porta col nome di Bafsà Ofmanno tutto sera dato ad idrui-re i Turchi della difciplina militare de’Cridiani; e fu creduto, che i documenti fuoi influiiTero non poco a’fortunati fucceffi dell’Armi Turch-i-che sì dell’Anno prefente che de i due fufleguenti. Dicevafi, che querto infame Punegato fode il braccio dritto del Primo Vifire. Se la fortuna non Tomo XII. O 3 fl