Anno MDCCXXX. alcuna il Gran Duca Gìan-Gafìonc, per efimere i Tuoi Stati diali’in-grelTo dell’armi ilraniere ; e perchè i’ Imperadore con pretendere di non edere più tenuto ad oflervare gl’infranti primieri Trattati, fece vigorole ittanze , affinchè eiTo Gran Duca prendefie da lui l’inve-ftitura di Siena, bifognò accomodarli, benché con ripugnanza a tal pretenfione . A l'ommofla eziandio della Corte di Vienna , elio Gran Duca dichiarò al Minillro di Spagna di non poter accor.fentire all’ ingreflo delie truppe Spagnuole ne’fuoi Stati. Non fapevano intendere i Politici , come il folo Imperadore prendette a far fronte a tante Corone Co'legate, malìimamente trovandoli egli fenza Flotte per follener Napoli e Sicilia. Ma olia, che la Corte di Vienna lì facef-fe lorte lui genio del Cardinale di Fleury, primo Miniilro di Francia, inclinato non poco alla Pace ; o pure, che fperafle col maneggio de’ Mimlìri nelle Corti, e nella forza de’fuoi guerrieri apparati, di ridurre gli Alleati a condizioni più convenevoli allTmperial Dignità: certo è, eh’elfo Augullo animofamente procedè nel fuo impegno; fpinfe non poche truppe ne’Regni ancora di Napoli e Sicilia; fece quivi, e nello Stato di Milano ogni polìibil preparamento di fortificazioni e munizioni per difefa ed offefa , come fe foiTe la vigilia d’ una indifpenfabil guerra . Pafsò nondimeno tutto il prefente Anno fenza che li fguainaifero le fpade,ma con batticuore di ognuno per quella fluttuazione di cofe. Giunse intanto alla meta de’ fuoi giorni il buon Pontefice Be-neditto XIII. Il dì 21. di Febbraio quel fu, che il fece pattare ad una vita migliore nell’ Anno ottantuno di fua età, dopo un Pontificato di cinque anni , otto meli , e ventitré giorni. Tali Virtù erano concorfe nella perfona di quello Capo vilibile della Chiefa di D»o , che era riguardato qualS^nto, e tale fi può piamente credere, ch’egli comparii!^ a gli occhi di Dio. Pari non ebbe la fomma fua Umiltà, più ttimando egli d’efler povero Religiofo, che rutta la gloria e maettà del Romano Pontificato. Nulla cercò egli per li luoi Parenti, ttaccatiflìmo troppo dalla carne e dal fangue. Inlìeme col mirabil dilinterette fuo accoppiava egli non lieve gradimento di donativi, ma unicamente per efercitare l’ineffabil lua Carità verfo de’ Poverelli. Per quelli aveva una {ingoiar tenerezza, e fu veduto anche abbracciarli, confederando in etti quel Dio, di cui egli ferbava in terra le veci. Le fue Penitenze , i fuoi digiuni , la fua anche ec-cefliva applicazione alle funzioni Ecdefiaftiche, il fuo zelo per la Religione, e tant’ altre belle doti e Virtù , gli fabbricarono una Corona, che non verrà mai meno. E perciocché Angolare fu Tempre K z la fua