io 6 Annali d’ Italia: dodo 1’ odio di tutto V efercito. N-el dì io. di Giugno andò querto fo-cofo Generale ad aiTalire 1’ otte nemica, guardata alla fronte dal fiume Rofelino, e riparata da un forte trincieramento. Furiofo fu l’artalto, ma con sì gran vigore lo foftennero i valorofi Spagnuoli, che il Mer-cy dopo avere i'acrificati almen quattro mila de’fuoi, fu forzato a retrocedere , con aver folamente to to alcuni porti a i nemici. Rertò e-gli rteiìb ferito in quella calda azione. Cercarono le Relazioni di dar qualche buon colore a querto Ìuo infelice sforzo, ma fu creduto, che in Ifpagna ed altrove con ragione fi cantai!« il Te Deum, come per vera vittoria riportata dal prode lor Generale, benché ancora dal canto ìuo non poca gente vi perifTe. Se anche gl’imperiali l’attribuivano a se ftefiì, niuno potè loro impedire un sì fatto gurto . Provofli in queita ed altre occaiìoni, che non pochi Siciliani bravamente fo tenevano il partirò Spagnuolo. Ma quanto andavano calando le forze del Re Cattolico in Sicilia, altrettanto crefcevano quelle de gl’imperiali per li poilenti rinforzi o partati da Reggio, o condotti da Napoli per mare colà. Con quefta iuperiorità di gente non fu difficile a i Cefarei di pattare fotto Meflì-na , avendo prevenuto con una marcia gli Spagnuoli, incamminati an-ch’ eilì a quella volta. Da che ebbero prefo Cartello Gonzaga, e fu da gli Spagnuoli abbandonato il Forte del Faro, la Città rteffa nel dì nove di Àgoiìo venne alla loro ubbidienza, ertendofi ritirata la guer-nigione nella Cittadella. Infoffribil contribuzione fu importa a que’Cittadini , perchè molti di loro aveano impugnata la fpada in favor de gli Spagnuoli. Non tardarono a renderfi i due Cartelli di Maragriffo-ne, e del Cartellacelo; con che reftò renitente la fola Cittadella, contra di cui lì diede principio alle ortilità. Cagion fu la prefa di Mefìi-na, che i Siciliani, rtati finquì molto parziali alla Corona di Spagna, prefero altro configiio, e vennero a fuggettarfi all’Imperadore; ed intanto il Marcfiefe di Lezde, giacché conobbe di non potere dar foccor-fo all’aiTediata Cittadella, fi ritirò infin verfo Agorta. Così gagliarda difefa fece Don Luca Spinola col prefidio Spagnuolo nella Cittadella di Meffina , che folamente nel dì 18. d’Ottobre giunfe ad efpor-re bandiera bianca, e reftò nel dì feguente convenuto, che gli Spagnuoli con tutti gli onori militari ne ufcifliero liberi, e nello fteiTo tempo confegnaflero anche il Forte di San Salvatore. Fu allora, che il Duca di Montthone Pignatelli entrato in Meffina ptefe per fua Mae-ilà Cefarea il polTeflò della carica di Viceré di Sicilia.' Si renderono pofcia a gl’imperiali le Città di Marfala, e di Mizzara con altri Luoghi; e già comparivano fegnali, che il Marchefe di Leede penfava ad eva-