Anno MDCCXLI. 147 che la conchiuSion de gli accordi. Al di lui buon volere e Saviezza non fu difficile il dar l’ultima mano a quelli Trattati sì nel preSen-te , che nel Suffeguente Anno ; così che tornò la buona armonia con tutti, e le Nunziature fi riaprirono, e la Dateria riailùnfe le fue Spe-dizioni. Intenta eziandio la Santità fua al follievo della povera gente, nel Marzo di quell’Anno introduffe l’ufo della Carta bollata per li Contratti e Scritture, che iì avellerò a produrre in giudizio, ìic-corne aggravio ridondante Sopra i Soli Beneftanti, con iSgravare nel medeiimo tempo il Popolo da varj altri importi fopra l’olio, Sete crude, buoi, ed altri animali. Ma perciocché non mancarono per-Sone , le quali contro la retta intenzione di lui ampliando quello aggravio della Carta bollata, ne convertivano buona parte in lor prò con gravi lamenti del Pubblico: il Santo Padre provveduto di buona mente per non lafciarli ingannare da’ Miniltri, coraggiofamente da lì a due anni abolì eiTo aggravio , e ne riportò fomma lode da tutti. Nel dì 17. di Giugno dell’Anno prefente diede fine al fuo vivere il Doge di Venezia Luigi Pifani, llimatiffimo per le Sublimi e rare Sue doti. Fu poi Suftituito in eiTa Dignità nel dì 30. del Suddetto Me-Se il Cavaliere e Procuratore Pietro Grimani, perSonaggio di gran Saviezza, chiariffimo per le fue coSpicue Ambafcerie, e veterano ne’ maneggi e nelle Cariche di quella Saggia Repubblica. Infierì parimente la Morte contro una giovane Principeffa degna di lunghiiììma vita. Quella fu Elijabetta Terefa, Sorella di Francefco Duca di Lorena, e Regnante Gran Duca di Tofcana, e Moglie di Carlo Emmanuele Re di Sardegna. Era ella giunta all’età di ventinove anni, meli otto, e giorni diciotto. Avea nel dì 21. del Sopradetto Giugno dato alla luce un Principino, appellato poi Duca di Chablais con Somma con-Solazione di quella Corte. Ma lì convertirono fra poco le allegrezze in pianti, perchè forprefa effa Regina dalla febbre Migliarina, peri-colofa per le partorienti, nel dì tre di Luglio rendè l’anima al Suo Creatore. Non fi può affai efprimere, quanta grazia aveffe quella Principeffa , per farli amare non folo dal Reai Conforte, ma da tutti, nè quanta foffe la fua Pietà e Carità verfo de’ Poveri. La maggior parte del Suo appanaggio s’.impiegava in Limoline, e mancandole talvolta il danaro, ella impegnava alcuna delle Sue gioie: del che informato il Re, le rifcoteva, e graziofamente gliele facea riportare. In fomma univerfale fu il cordoglio per quella perdita, e dolce memoria reltò di tante fue virtù; Siccome ancora reltarono due Principi e una Principeffa , frutti viventi del Suo Matrimonio. Da gran tempo era Stabilito l’accaSamento del Principe Ereditano Q 4 di \