Anno M D C C XIII. 77 letane furono a quello effetto fpedite colà, e lì videro poi giugnere effe milizie a Vado nella Riviera di Genova nel dì otto e ledici del Mefe di Luglio, da dove paffarono a rillorarfi nello Stato di Milano. In erti Legni venne ancora gran numero di Spagnuoli, anche delle più illuda Caie, che tutto abbandonarono, per non rimanere efpolti a mali peggiori, cioè alla vendetta del fortunato Re Filippo V. Non fi può cf-primere in che trafporti di rabbia e di querele prorompeffero i Catalani, al trovarli in tal maniera lafciati alla difcrezione dello fdegnato Monarca. Andò sì innanzi la lor collera, che prefero la diiperata rilo-luzion di difenderli a tutti i patti, benché abbandonati da ognuno, contro la potenza del Re Cattolico, e fecero per quello de’mirabili preparamenti. Molto più ne fece la Corte di Madrid, la cui Armata palesò in quell’Anno a bloccare la lteffa Città di Barcellona. A me non occorre dirne di più. Fra 1’altre memorabili Virtù dell’Imperador Carlo VI. Tempre li di-ilinl’e quella della Gratitudine. Aveva egli pertanto portato (eco dalla Spagna un generofo affetto verfo chiunque s’era in quelle parti dichiarato del fuo partito, e dimollrollo poi, finché viffe, verfo chiunque li rifugiò fotte le fue ali in Italia e Germania , con folteuere migliaia di Spagnuoli- efuli, non oilante il gravilììrno difpendio dell’imperiale e Regia Camera fu a. Pieno di compa/fione verfo gli abbandonati Catalani, bramava pure di fovvenir loro nella prefente congiuntura, ed abbifognava eziandio di pecunia, per foilenere sé Iteflb contro le fuperiori forze del Re Criftianiffimo, a cui altro nemico non e-ra rellato, che il folo Imperadore. O progettaffero 1 fuoi Mmillri, o ne moveffe la Repubblica di Genova le dimande, venne egli alla rifoluzio-ne di vendere ad eiìì Genovelì il Marchefato del Finale, già Feudo de’ Marchelì del Carretto, e poi paffato in potere de i Re di Spagna. Fu ilabilito quello contratto nel dì 20. di Agollo del prefente Anno con pagare in varie rate effa Repubblica a fua Maellà Cefarea un millione e ducento mila pezze, ciafcuna di valore di cinque lire, o ila di cento foldi moneta di Genova; e con dichiarazione, che continuaffe quella Terra colle Tue dipendenze ad effere Feudo Imperiale. Non li tardò a darne il poffeffo a i medefimi Genovelì con fama, che folfero accolti mal volentieri que’nuovi Padroni da i Finalmi, e che la Reai Corte di Torino fi moilraffe malcontenta di tal novità. Avrebbe effa ben eli-bito molto di più, per ottenere uno Stato tale, non grande al certo, ma di rilevante comodo a’fuoi intereffi, maffimamente dopo l’acquillo del-^ Sicilia. Fu pretelo, che l’Imperadore fi foffe rifervato il diritto diri- cu-