Anno MDCCXLII. 159 Fortezza, il Cavalieri del Nero Genovefe, e Comandante della medesima, nel giorno appreffo capitolò la refa, reftando prigioniere di guerra il preiidio. Ufcì poi nel dì quinto di Luglio un Editto del Re Sardo , in cui dichiarò non eflere intenzione della Regina di Ungheria nè Tua, pendente la dimora delle loro truppe ne gli Stati di Modena, e durante T affenza del Duca, di attribuirli verun Gius di permanente Sovranità e Dominio in effi Stati, ma quella fola autorità, che in sì fatta iìtuazion di cofe veniva dal diritto della Guerra, e dalla comune loro difefa permefla. Furono occupare tutte le rendite Ducali, e tolte Tarmi a tutti gli abitanti tanto della Città che forenfi. Mentre fi facea quella terribil finfonìa fotto la Cittadella di Modena, fi ftava più d’uno afpettando qualche prodezza del Generale Spa-gnuolo Duca di Montemar, che colle Tue genti era poilato a Caftelfranco , ficcome quegli, che era decantato per Conquiftatore di Regni. Ma per difavventura non fece egli mai movimento alcuno per attaccare gli Auftriaco-Sardi al Panaro, tuttoché l'parfi in una linea di molte miglia su quelle rive, e benché dalla parte di Spilamberto e Vignola non aveiTe argini quel Fiume. Crebbe anche maggiormente lo llupore ne gl’ intendenti, perchè almen quattro mila combattenti Alleati erano impegnati nelle trincee fotto la Cittadella, e nella fera quattro altri mila venivano dal Panaro a rilevar quelli altri ; laonde il campo d’efli rellava alleggerito di otto mila perfone. E pure con tutta pace flette il Montemar contando le bombe e cannonate de’nemici, fparate non contra di lui, e fpettatore tranquillo delle fventure del Duca di Modena; di modo chè alcuni giunfero a fofpettare intelligenza del medefimo col Re di Sardegna, o che un fegreto ordine del Cardinale di Fleury avefle pollo freno alla fua bravura ( tutte in-fuffillenti immaginazioni ) ed altri in fine fi fecero a credere, ch’egli fofle folamente un valorofo Generale, allorché avea che fare con gente incapace di refiilere , o aveffe accordo con lui di non refifiere. Crebbero molto più le maraviglie, perchè nella notte del dì 18. di Giugno effo Montemar levò il campo da Caftelfranco , ed inviandoli con tutti i fuoi a San Giovanni e a Cento , mandò i malati ne’Borghi di Ferrara. Poteva impadronirli del Finale , dove falfo è, che li trovaffero fortificati i nemici, come egli pofcia volle far credere . Giunto bensì al Bondeno nella notte de i 26. di Giugno, e quivi pollo e fortificato un Ponte fui Panaro, fpedì di qua dieci o dodici mila de’ fuoi. Non v’era perfona, che non s’afpettaife, ch’egli imprendere la difefa della Mirandola, e che anzi v’entraffe, giacché il Cavalier Marinoni ivi Comandante gli avea chielto foccorfo, e Tavea invitato a ve- R 1 nire.