Anno MDCCXVI: S9 nemiche Armate nel dì quinto di Agofto, Fetta della Beata Vergine ad Nives ; e nel tempo fteflb , che iil Roma (ì tacca una folerne divota Proceiìione per implorare il braccio di Dio in favore cieli’ armi Cri-ttiatic, iì venne ad una gran battaglia. Fama fu, che l’efercito Turchef-co contalìe cento cinquanta mila combattenti, fra i quali quaranta mila Giannizzeri, e trenta mila Spahì. S’ azzuffarono dunque nel dì fud-detto le due Armate nemiche , e fi videro i Turchi con ordinanza non più offervata in addietro, e con immenfo vigore edere i primi alt’ af-i'aito . Sì fiero fu l’urto loro, che piegarono i Reggimenti Cefarei,e non mancò apparenza, che l’efercito Crirtiano forte vicino ad andare in rotta. Ma foftenuto quel primo feroce empito, il prode Principe Eugenio fece con tal ordine avanzar le altre i’chiere , che i nemici , dopo aver fatta una lunga e fanguinofa renitenza, non potendo più reggere alla bravura de gli Alemanni, diedero a gambe . Infigne e compiuta fu quella vittoria. Reltarono i Criftiani padroni del campo, di tutte le tende , di cento ottanta cannoni di bronzo, di circa altrettante infegne, della caffa militare , e della Segreteria del primo Vifire . Del ricco bottino non vi fu foldato alcuno, che non partecipaffe. A-fcefe a molte migliaia il numero de’Mufulmani eftinti, poco fu quello d-e’prigioni. Dal padiglione d’effo primo Viiìre, che per le ferite andò a morire il dì tegnente a Carlowitz, il vittoriofo Principe Eugenio fetide torto e fpedì la lietirtìma nuova all’ Augufto Monarca, il qual po-fcia mandò a Roma in dono al fommo Pontefice quattro delle più ricche bandiere prefe a’nemici. Non iftette gran tempo a gurtarfi del flutto di sì gloriofa vittoria. S’ erano già inoltrati di molto gli approcci de’Turchi fotto la Città di Cor^ù, ed aveano erti fenza risparmio di fangue fuperate le più delle fortificazioni efteriori. Entro flava alla difefa il Conte di Schulem-burv, primo Generale deil’armi Venete, che mirabili pruove diede del fuo iaper militare, a cui corrifpondeva con egual valore la guernigion Cri-ft.ana, con difputare a paimo a palmo ogni progreffo de’nemici. Con-tuttociò affai fi prevedeva , che a lungo andare non fi potea fortenere una Piazza , affalita con incredibile (prezzo della morte da gl’infedeli, e priva di fperanza di foccorfo . Perciocché s’era ben volta a quelle parti 1’ Armata navale combinata de’Veneziani e de gli Aufiliarj ; ma per la conofcenza delle forze fuperiori de’nemici, nonfapevanoi p ù de i Generali indurii ad azzardare una battaglia, ed ognuno facea conto delle fue belle navi. La mano di Dio vi rimediò . Appena giunge a gh affediatori di Corfù l’infaufto avvifo della grande Sconfitta de iiioi m Ungheria, che entrato in eiS un terror panico, come fe avef«