Anno MDCCXXXIV, i 87 gHa da Napoli, vennero i Deputati ed elerti dì quella Reai Città ad inchinarlo, e a prefentargli le chiavi, coprendoli come Grandi di Spagna , fecondo il Privilegio di quella Metropoli. Nel feguente giorno dieci fu fpedito un diftaccamento di tre mila Spagnuoli, che pacificamente entrarono in Napoli, e l’Infante pafsò alla Città di Averia , fidando ivi il Tuo quartiere , finattantochè fi fodero ridotte all’ubbidienza le Fortezze della Capitale. Contra di querte, preparati che furono tutti gli arnefi , fi diede principio alle ortilità. Nel dì 25. fi arrendè il Cartello Sant’Ermo con reftare prigioniera la guernigione Tedefca di fecento venti perfone . Due giorni prima anche l’altra di Baia, dopo aver fentite alquante cannonate, fi rendè a difcrezione. Confi-rteva in fecento feiTanta foldati. Il Cartello dell’ Uovo durò fino al dì terzo di Maggio, in cui quel prefidio, efporta bandiera bianca, reftò al pari de gli altri prigioniero. Altrettanto fece nel dì fefto d* erto Mefe Cartel Nuovo. Dappoiché’fu libera da gli Auftriaci la Città di Napoli , vi fece il folenne ingreffo nel dì dieci di Maggio l’infante Reale Don Car-, 10 fra le incedami allegrie ed acclamazioni di quel gran Popolo. Nobili fuochi di gioia nelle fere feguenti atteftarono la contentezza d* ognuno, ben prevedendo , che quefto amabil Principe, così ornato di Pietà, e tanto inclinato alla Clemenza, avea da portar quella Corona in capo. In fatti nel dì quindici d’effo Maggio giunfe Corriere di Spagna col Decreto, in cui il Cattolico Monarca Filippo V. di* chiarava quefto fuo Figlio Re dell’una e dell’altra Sicilia: avvifo che fece raddoppiar le fefte ed allegrezze di un Popolo, non avvezzo da più di ducento anni ad avere Re proprio. Tutti i faggi riconobbero quale indicibil vantaggio fia l’aver Corte, e Re, o Principe proprio, Trovavanfi in Bari già adunati circa fette mila foldati Cefarei . Perchè vode fi fparfe, che fei mila Croati aveano da venire ad unirli a quefta picciola Armata , il Capitan Generale Spagnuolo , cioè il Contedi Montemar , a fin di prevenire il loro arrivo, col meglio dell’ efercito fuo , facendolo marciarea grandi giornate, corfe anch’egli a quelle parti. Nel dì 27. di Maggio trovò egli quella gente in vici* nanza di Bitonto in ordine di battaglia, e torto attaccò la zuffa con effi. Ma quella non fu zuffa, perchè fubito fi difordinarono , e diede* ro alle gambe gl’italiani , che erano i più, e furono feguitati da gli Alemanni . La maggior parte reftò prefa , e gli altri fi falvarono in Rari. Non fi potè poi cavar di tefta alla gente, che il Principe Eelmonte Marchefe di San Vincenzo, Comandante di quel Corpo di truppe , non aveffe prima acconciati i fuoi affari con gli Spagnuoli , giac-