Anno MDCCXXVII. 137 nativi e Lettere all’Imperadore di quel vailo Imperio. Riportarono effi nel preferite Anno due Rifpoile di quel Regnante al Papa, accompagnate da una bella liila di Donativi, coniìflenti nelle cole più rare e ilimate di que’ paefi. Con fommo difpiacere intanto udiva il buon Pontefice le rifolu-zioni prefe dall’Imperadore di concedere Parma e Piacenza all 'Infante Don Carlo, come Feudi Imperiali, in grave pregiudizio de i diritti della Santa Sede, che pey: più di due Secoli avea goduto pubblicamente il fovrano dominio e poffeffo di quegli Stati. Intimò pertanto al nuovo Duca Antonio Farnefe di prenderne fecondo il folito l’Inveilitura dalla Chiefa Romana. Ma ritrovoffi quefto Principe in un duro imbroglio, perchè nello fleffo tempo anche da Vienna gli veniva ordinato di predare omaggio per eifo Ducato a Cefare, da cui fi pretendea di dargli l’Inveftitura. Fu poi cagione queilo vicendevole ilrettoio , che il Duca non la prefe da alcuno . Fece perciò varie protelle la Corte di Roma ; e all’incontro più forte che mai feguitò l’Imperadore a foilener quegli Stati, come membri del Ducato ds Milano . E perciocché nell’Anno 1720. avea Papa Clemente X. fatto efporre al pubblico due Libri, contenenti le ragioni della Chiefa Romana fopra Parma e Piacenza: in quell’Anno parimente comparve alla luce un graffo Volume , che comprendea le oppofte ragioni dell’imperio fopra quelle Città, dove oltre al vederi! rivangati i principj del dominio Pontifizio nelle medeiìme, li venne anche a fcoprire , che i Duchi Ottavio, ed Aleffandro Farnefi aveano riconofciuto fopra Piacenza i diritti dell’ Imperio, e del Re di Spagna , Padrone allora di Milano. Non ballò al faggio Imperadore Cario VI. di aver procacciata a i fuoi fudditi di Napoli, Sicilia, e Trielle una fpezie d’amicizia o Tregua coi Cor-fari di Tripoli e Tunili. Rinforzò egli i fuoi maneggi per iilabilire un ffmile accordo col Dey e Reggenza d’Algieri, cioè coipiùpo-derofì e dannofì Corfari del Mediterraneo, valendoli dell’ interpoii-zione della Porta Ottomana amica . Si fecero coloro tirar ben bene gli orecchi prima di cedere, perchè pretendeano che l’Impera-dore faceffe anch’egli deiìftere dall’andare in corfo i Maltefi. Se ne fcusò Cefare, con dire non aver padronanza fopra quell’Ifola, e molto meno fopra de’ Cavalieri Gerofolimitani . Finalmente nel dì otto di Marzo dell’Anno prefente fi llipulò in Coftantinopoli l’Accordo fucl-detto, per cui fpezialmente gran fefta ne fece la Città di Napoli, benché prevedeffero i faggi , che poco capitale potea farfi d’ una Pace con gente perfida, e troppo ghiotta di quell’infame meiliere. Co- 1 min-