90 Annali d’ Italia. fero alle reni il sì lontano vittoriofo Cefareo efercito, fubito prefero la fuga. Lafciarono indietro artiglierie, cavalli, bagagli, e munizioni •, folo fi pensò a falvare le vite. Gran dire fu, perchè la Flotta Criftia-na in quel grave fcompiglio de gli atterriti Mufulmani non volatte ad aiTalirli, giacché ficura ne parea la vittoria. La verità nondimeno fi è, che fi alleftirono bensì i Collegati, per infeguire i fuggitivi; ma in tempo, che forta una fiera burrafca , convenne penfar più a difendere sé iteili dall’ira del mare, che ad offendere altrui. Per lo felice fcio-glimento di quello affedio non fi può dire quanta allegrezza fi diffon-delie pel cuore di tutti gl’italiani, ben conofcenti, che terribili con-feguenze avrebbe portato feco la perdita di un’Ifola furte , si contigua alle contrade d’Italia. Ricuperarono dipoi i Veneti Butintrò e Santa Maura . Qui’nulladimeno non terminò il comune giubilo de i Fedeli. Erano pattati cento fettanta anni, che la Città di Temiswar fofferiva il giogo Turchefco, Città attorniata da paludi, munita di buone fortificazioni, cuftodita da un numerofo prefidio. A cagion di quelle appellate Palanche difficilittimo compariva l’accetto alla Piazza. Pure nulla potè ritenere l’invitto Principe Eugenio dall’imprenderne l’attedio , a cui fu dato principio nel primo dì di Settembre. Nel di 23. fi prefentò un efercito Turchefco, per dar foccorio alla Piazza, ma ritrovati ben trincierati gli attediatiti, fe ne tornò indietro , fminuito molto di numero. Bifc-gnò impiegare il retto del Mefe per difporre tutto a fuperar la Palanca, cioè il fito paludofo, fortificato da groffiffimi pa- li, per cui convien pattare alla Città. Se ne impadronirono i Criftiani nel di primo di Ottobre non fenza ipargimento di molto fangue, e fi diedero poi a berfagliare la Città e il Cartello, cinto da doppia fotta piena di acqua. Nel dì 13. di etto Mefe, perdura ogni fperanza di foccorlo, non volle quel prefidio differire la refa, ed ottenne libera 1' ufcita per sé, e per rutti gli abitanti col loro avere: capitolazione, che fu religioiamente offervata, con etterfi provveduto a quel Popolo un migliaio di CJrra, per afportar le loro foftanze . Ne ufcirono dodici mila armati , e trovaroniì in quella Piazza ce.’ to trent ¡fei pezzi di cannone , e dieci mortari, con abbondante raccolta di munizioni da guerra. Per sì glorio'a campagna Roma e tutta l'ital a fi videro tripudiami di gioia , e dapertutto fi teffevano elo^j all’invincibile Principe di Savoia, al quale il Pontefice nel dì otto di Novembre fece pre-fentare in Gi Avarino la Spada benedetta in riconofcenza ed onore del luo incomparabil valore. Coll’acquilto di Temiswar, a cui tenne dietro quello di Paufcova, Vipalanca, e Meadia, tutto quel riguardevol an-