Anno M D C X X. 6^ perchè /coperta da lui l’intenzion della Corte, con regali e maneg. gi fi fludiava di continuar nel governo, vie più crebbero ne’primi Miniftri le diffidenze; e fu perciò creduto, che per timore di rro-vare in lui la difubbidienza, non dalla Spagna , ma da Roma fi trovale lo fpediente di mandargli il Succeflore. Il Cardinal Borgia fu fcelto per quello ; ma 1’ OiTuna con quanti artifizj potè, proccurò di frallornare la di lui comparfa , inventando in quello mentre varie arti, per accumular danari, e prorompendo in altri atti, che fembra-vano mdizj d’ animo inclinato a qualche furiola mutazione. Ma re-ilò burlata quella gran tefla da un Prete, fìccome egli poi con amarezza andò dicendo, lagnandoli forte di lui. Accoltoiììil Borgia luII’ entrar di Maggio a Napoli, fempre moilrando di trovar giulle le ragioni dell’OiTuna , il quale affai rilbluto comparve di non dimettere per allora il Governo, sì per le minaccie de’Turchi, come per le turbolenze interne del Regno. Elìbivali il (Cardinale unicamente d’ef-fergli di aiuto e follievo ; ma perciocché flava il Duca faldo nel fuo propolìto, l’accorto Porporato con intelligenza d’alcuni Nobili più coraggio!! , fegretamente entrò una notte nella Fortezza di Caflel-nuovo ; e comunicato il fuo arrivo anche a i Governatori dell’ altre due di Sant’Ermo e dell’Uovo, improvvifamente allo fpuntar dell’ Alba colla falva delle artiglierie diede fegno alla Città del nuovo fuo Viceré. A quella falva andarono per terra tutte ie trame ordite dall’ Offuna , per indurre il Popolo a non accettare il Borgia . Imbarcatoli dipoi lo lleffo Offuna sbarcò in Provenza , e per terra pafsò alla Corte di Spagna, dove follenuto dagli Amici, e dalla pecunia feco recata, trovò buon volto e carezze nel Re , finché mancato di vita nel fuffeguente Annoeffo Monarca, vennemeno anche la fortuna del me-delìmo Duca, il quale imprigionato in un C’allello, quivi, dopo qualche mefe", non li sa il come, finì i fuoi giorni. Non erano fenza fondamento i fofpetti decantati dall’ Offuna di qualche invafione di Turchi nel Regno di Napoli , bench’egli lleffo forfè ne foffe ilato il promotore co’luoi armamenti, e col tanto minacciar le colle della Turchia. Scomerterei ancora, che non mancò qualche malevolo, che attribuì a’ fegreti maneggi fuoi la moffa di que* cani, per farli conolcere alla fua Corte troppo neceilario in quelli tempi al governo di quel Regno . Sbarcò nelMefe di Agollo la Flotta Turchefca a i lidi della Città di Manfredonia nella Provincia di Capitanata; prefe quella Città, la faccheggiò, e ne conduffe via gran copia d’anime battezzate dell’uno e dell’altro feffo . Nè lì dee tacere, che 1’ armi dell’ Imperador Ferdinando, congiunte con quelle Tomo XI. E di