XXVI »mo all’Annalirta, perchè non appoggiato da verun fondamento. Po-» co dopo principiato l'attedio di Vienna fini di vivere la Regina di »Francia Maria Terefa d’Aurtria, compianta meritamente da tutto »il Regno per le fue rare virtù. La liberazione di Vienna, che ral-» legrò fpecialmente Roma, fu l’epoca felice delle conquide d’Un-» gheria, e delle continuate vittorie di Leopoldo in tutto il Pontifica-» to d’Innocenzo XI. e de’SucceiTori AleiTandro Vili, e Innocenzo XII. »ficcome lo fu di quelle della Repubblica Veneta, finché 1’ an. 1699. »fi conchiufe la tregua colla Potenza Ottomana, reftando la Repub-» blica padrona della Morea, e di molta parte della Dalmazia. Co-» mincio anche da allora il gran credito delPImperadore in Roma, di » cui per l’addietro non s’era fatto conto, perchè poco interefTe avea »quella Corte in Italia. Il Santo Padre Innocenzo contribuì co’fuoi » ajuti, e col fuo credito in ambedue i luoghi, niuno impedimento » recando i difapori co’Principi per le franchigie, alla caufa comune. » Degna di perpetua memoria è la fomma moderazione del Pontefice »colia Francia, la quale fola volle foltenere il pretefo diritto. Niuno » Ambafciatore fi trovava più in Roma, a riferva del Duca d'Etrè, vi-» vente il quale avea promeiTo il Pontefice di chiudere gli occhj. Mo-» ri il Duca l’anno 1687. e torto ebbero ordine gli efecutori di entra-» re liberamente nelle vie, e cafe pretefe immuni, ad efercitar ivi la »giurtizia, come nel rellante di Roma: pubblicato anche Editto, o »Bolla, in cui fotro pena di (comunica ii proibiva l’Afilo, fatto già » di prima, e fotrofcritto dal Sacro Collegio. Il Re Crirtianiffimo, che » pure in Francia non volle, che rimanelle chi non profeflava la Fe-» de Cattolica, benché con pregiudizio grande del Regno per le mol-» te migliaja di Mercanti, Artefici, e perfone di condizione, che an-» darono altrove, onde meritò fomma lode; e che in Parigi non per-» metteva tale abufo delle Franchigie, volle foftenere in Roma sì in-» giufta pretenfione. Mandò dunque il nuovo Ambafciatore Arrigo »Carlo Marchefe di Lavardino con trecento perfone di feguito , e » quattrocento cinquanta ne imbarcò a Marfilia tra Ufiziali, e Guardie. » Con tutta quefta gente in ordinanza entrò in Roma il dì 16. di No-» vembre, e andò a prendere portello del Palazzo Farnefe , e quar-» tieri adjacenti. Chiefe udienza al Papa: ma non l’ottenne. Pafleg-» giava per Roma con buon treno di carrozze, e con 200. Ufiziali » di guardia bene armati : teneva fulla piazza avanti al Palazzo tre-» cento guardie a cavallo con fpada sfoderata: fpendeva largamente » per cattivarli il Popolo: e il Pontefice fempre faldo in tollerare. Nel .» dì di Natale fece l’Ambafciatore celebrar la Meflà folenne in S. Lui-»gi, e vi artìltè con tutta pompa. Ma fubito fi videro e-Chiefa, e Sa cer^