292. Annali d' Italia.' occhio il foverchio Luflb, padre o fomentatore di molti vizj , e divorator delle Famiglie. Dopo aver preceduto colla moderazione introdotta nel proprio Palazzo , dove era ceffata la pompa e introdotta la modeilia , nè fi ammetteva le non chi portava la raccomandazione delia probità di coitumi, cafsò anche una parte della Guardia de’Cavalli leggieri, perchè accrefciuta fenza neceffità e mantenuta con troppa fpefa . Pofcia in Conciftoro fece un fenfato difcor-fo , riprendendo i Cardinali, che parendo dimentichi di eifere perfone Ecclefiailiche , e perfonaggi polli fui candeliere per dar luce a gli altri, ufavano sì fuperbe Carrozze , e Livree cotanto sfoggiate, raccomandando loro di regolarli più modellamente in avvenire. Non mancavano a lui perfone , che di mano in mano il ragguagliavano di chi fpezialmente della Nobiltà menava vita diffoiuta. A quelli tali era immediatamente intimato lo sfratto , acciocché il loro libertinaggio non animalfe altri all’imitazione, o non ferviffe a gli lcorretti di fcufa . Furono in oltre vietati tutti i Giuochi illeciti, e le Bifche oCafe, dove lì tenevano alfemblee fcandalofe di Giuochi da invito. E perciocché pel fuddetto Lulfo i Baroni Romani, non volendo gli uni eifere da meno de gli altri, quanta facilità inoltravano a far de i debiti, altrettanta difficultà provavano a pagarli, con grandi fclami de’Mercatan-ti e Creditori: ne ordinò il fanto Padre al Cardinale Cibò un’efatta ricerca , e di fargli pagare con danari della Camera, la qual pofcia a-vea delle buone maniere per efigere que’crediti. E perchè fi trovò non effe re fufficiente un tal rimedio, continuando que’Nobili a far delle fpefe ecceifive e debiti, che in progreffo di tempo condurreb-bono alla rovina le lor Cafe : con pubblico Editto proibì a’Bottegai, Merciai, Fornaci ed altri Negozianti di vendere ad effi robe fenza il danaro contante fotto pena di perdere i lor crediti. Erano poi in addietro giunte all’Epifcopato perfone non affai degne di così illuilre e gelofa Dignità . Per ovviare a sì fatto abufo , deputò il fommo Pontefice quattro de’più zelanti Cardinali, e quattro Prelati, per efami-nar la vita , i collumi, e il fapere di chi afpiraffe al Pailorale impiego in avvenire. Quel nondimeno, che teneva in non poca agitazione l’animo del faggio Pontefice , era la prepotenza de’ Miniilri ed Ambafciato-ri delle Corone, che in Roma da gran tempo tagliavano le gambe alla Giuftizia , ed erano giunti sì oltre , che non folamente ne’lor Palazzi preilavano un afilo più ficuro, che quel de’ Luoghi facri , a gran copia di Sgherri, di fcei!erati e malviventi; ma pretendeano eziandio, che iì ilendeffero i lor previiegj ed efeniioni anchi a qualfivo-