/ 248 Annali d" Italia. Anno di Cristo mdclxii. Indizione XV. di Alessandro VII. Papa 8. di Leopoldo Imperadore 5. TRovavasi in quefti tempi il Re di Francia Lodovico XIV. nel bollore della fu a gioventù, fenza impegno di guerra, ma con gran defiderio di farla, ficcome avido di gloria, e più di dilatare i confini dei Tuo Regno: fete ineflinguibile di quafi tutti i Principi della Terra. Sopra ogni cofa gli flava a cuore il conciliar dapertutto un gran rifpet-to alla tua Corona e Potenza; e con tutto che incominciaffe nel pre-fente Anno a dar congedo alla continenza, coniérvata non oftante la iba avvenenza e robuflezza con ammirazion d’ognuno, per quar.co fu creduto, finquì, coll’invifchiarfi ne gli amori della Valiera: pur que-fli nulla lcemavano la fua applicazione al governo, a mettere in buono flato le Finanze , e a preparar forze per renderli formidabile ad o-gnuno. Perchè il Barone di Batteville Ambafciatore di Spagna in Londra volle in un accompagnamento precedere colla fua carrozza a quella del Conte d’Eftrades Ambafciator di Francia, e nacque perciò gran baruffa, con riportarne i Franzefi baflonate e ferite: prefe tal fÙQco il Re Luigi a queflo avvifo, portatogli nel dì 16. d’Ottobre dell’Anno precedènte , che cacciò tofto da Parigi e dal Regno il Conte di Fuen-faldagna Ambafciatore di Spagna, il quale da lì a poco terminò i fuoi giorni. Se il Re Cattolico jion calmava quello fdegno con dar delle pretefe foddisfazioni, già t’tbtto.fi difponeva per una nuova guerra. Nell’ Anno prefente un’altra novità occorfe. Si dovea effere meffo in tefta quel Monarca di renderfi formidabile anche alla Corte di Roma, giacché per motivi precedenti fi dichiarava mal foddisfatto dell’ altura de’ Chigi, e gli parea di trovar Tempre delle durezze in qualunque cofa , eh’egli chiedeffe al fommo Pontefice. Mandò pertanto a Roma con titolo cT Ambafciatore di ubbidienza il Duca di Crequì fuo primo Gentiluomo diCamera, perfonaggio d’timor fiero ed alto , poco amico de’ Preti, avvezzo alle brufcherie delia guerra, e non già alle maniero-ie qualità, che richiede un’AmJbafcena. Seco erano molti Ufiziali riformati, e genti d’armi. Gli accorti Romani s’immaginarono tofto, che lpedizion sì fatta tendefìe a fufcitar de’garbugli in Roma . Guidicò bene Don Mario Chigi Fratello del Papa di accrefcere cento cinquanta Corfi a i foliti della Guardia per maggior ficurezza della pubblica quiete. Chi è vago di liti, dura poca fatica a trovarne. Varie infolen-ze e violenze andarono facendo quei della Famiglia delì’Ambafciatore: e cut-