Anno M D C L X X X I I I. ,,, due di Neoburgo , Cognati dell’ Imperadore , Eugenio Principe di Savoia, due di ÌVirtemberg , due d’ Olfìem , quei di Analt, e di Bareit, e il Principe di VTaldech, Generale delle milizie de’Circoli. Unirorfi queite armi col Generaiiiumo di Cefare, cioè coll’invitto Carlo V. Duca di Lorena, il quale durante l’aiTedio non era mai flato in ozio, ed avea battuto più corpi di Turchi, che portavano viveri e munizioni a! campo loro. Fecefi l’union de’Criftiani Tedefchi e Polacchi a Krem«: di là dal Danubio , e prefe che furono le più fa vie rifoluzioni, pafsò di quà dal Fiume il poderofo efercito, confidente in ottanta cinque mila combattenti, tutti anlànti di combattere per la Fede, e per la pub*' blica l'alute contro i nemici del nome Crilhano. Divifa in tre corpi 1’ Armata, con bella ordinanza calò dalla montagna di Kalemberg nel felictffimo giorno 12. di Settembre. Andava avanti il terrore, perchè i Turchi da’loro alloggiamenti fcoprivano un sì fiorito e ben ordinato efercito animofamente fcendere dal Monte al loro eccidio. Non fu lunga la reiiftenza fatta da coloro, perchè il Primo Vifire Muftafà Ca-rà ritiratofi in luogo alquanto dittante dalla battaglia , iniegnò a gli altri, efTere miglior partito il fuggire, che il menarle mani. Lafcia-rono dunque gl’infedeli in preda a i vittoriofi Criftiani tutte le loro artiglierie , munizioni, viveri , infegne , tende, e bagagli. Al Re Polacco, che conducea l’ala finiftra, e a’fuoi, toccò la fortuna di cogliere il quartiere del Primo Vifire , nel cui fuperbo Padiglione trovò un im-menfo tei’oro di arredi e contanti, e lo Stendardo principale dell’Armata Turchefca: il che produife poi invidia e doglianze nel reiìo dell' Armata , perchè i foli Polacchi quei furono, che principalmente s’ar*-ricchirono. L’avere impiegato i foldati gran tempo nello fpoglio , cagion fu, che non infeguirono i fuggitivi nemici. Entrarono nel feguente giorno 13. di Settembre i trionfanti Generali Criftiani in Vienna, cioè il Re di Polonia, i Duchi di Baviera, Saffonia, e Lorena, e gli altri Principi, e alla vifta de i mirabili lavori de gli attediatiti ed attediati rimafero attoniti. Nel dì appretto giunfe alla medefima Città venuto pel Danubio 1 ' lmperador Leopoldo ( il che raddoppiò l’allegrezza ) e non perdè tempo la Maeftà fua a rendere grazie a Dio col far cantare un folenne Te Deum per così infigne vittoria. Certo non fi può ef-primere il giubilo , che fi diffufe per tutta l’Italia all’ avvifo di quella iempre memorabil giornata. Le lingue dì ognuno fi fciolfero in Inni di gioia e di ringraziamenti a Dio, e maffimamente in Roma, dove il Pontefice Innocenzo XI. con molte migliaia di feudi dati in limofina a Poveri, e con aprir le carceri, e liberar tutti i prigioni non capitali, fod- V 4 *dis'